Trasfusioni

Amicizia (José Lezama Lima-Maria Zambrano), a cura di Antonio Devicienti

 

MARÍA ZAMBRANO 

Maria ci si è fatta così trasparente
che la vediamo nello stesso tempo
in Svizzera, a Roma o all’Avana.
Accompagnata da Araceli
non teme né il fuoco né il gelo.
Suoi compagni i gatti del freddo
e i gatti del caldo,
gli elastici fantasmi di Baudelaire
la stanno lentissimamente a guardare
così che Maria timorosa comincia a scrivere.
L’ho udita parlando spaziare da Platone a Husserl
in giorni alterni e verticalmente opposti
e finire col cantare un corrido messicano.
Le onde ionie del Mediterraneo,
i gatti che usavano la parola come,
(secondo gli Egizi essa unifica tutte le cose
come un’eterna metafora),
le parlavano all’orecchio
e Araceli tracciava un cerchio magico
con dodici gatti zodiacali
ognuno aspettando il suo momento
per salmodiare Il libro dei morti.
Maria è per me
come una sibilla
cui con discrezione ci avviciniamo,
credendo di udire il centro della terra
e il cielo dell’empireo
che si trova più in là del cielo visibile.
Viverla, sentirla giungere come una nube,
è come prendere un calice di vino
per immergerci nel suo limo.
Ella tuttavia può accomiatarsi
abbracciata ad Araceli,
ma sempre ritorna come luce tremante.

  

MARÍA ZAMBRANO

María se nos ha vuelto tan transparente
Que la vemos al mismo tiempo
En Suiza, en Roma o en La Habana.
Acompañada de Araceli
No le teme al fuego ni al hielo.
Tiene los gatos frígidos
Y los gatos térmicos,
Aquellos fantasmas elásticos de Baudelaire
La miran tan despaciosamente
Que María temerosa comienza a escribir.
La he oído conversar desde Platón hasta Husserl
En días alternos y opuestos por el vértice,
Y terminar cantando un corrido mexicano.
Las olitas jónicas del Mediterraneo,
Los gatos que utilizaban la palabra
como
Que según los egipcios unía todas las cosas
Como una metáfora inmutable,
Le hablaban al oído
Mientras Araceli trazaba un círculo magico
Con doce gatos zodiacales,
Y cada uno esperaba su momento
Para salmodiar el libro de los muertos.
María es ya para mí
Como una sibila
A la cual tenuamente nos acercamos,
Creyendo oír el centro de la tierra
Y el cielo de empíreo,
Que está más allá del cielo visible.
Vivirla, sentirla llegar como una nube,
Es como tomar una copa de vino
Y hundirnos en su légamo.
Ella todavía puede despedirse
Abrazada con Araceli,
Pero siempre retorna como una luz temblorosa.

(José Lezama Lima, Muerte de Narciso. Antología poética, Ediciones Era, 1988, pp. 143 e 144)

 


Delle affinità elettive.

Già durante il suo primo soggiorno all’Avana nel 1936 María Zambrano ha occasione di incontrare José Lezama Lima e attraverso gli anni, fino al 1976, quando lo scrittore e poeta muore, si consolida un’amicizia nutrita d’incontri avvenuti sempre a Cuba e di una corrispondenza dal notevole spessore umano e intellettuale.
La testimonianza in versi di Lezama Lima tratteggia personalità e pensiero di Zambrano, accoglie nel proprio sguardo anche l’amata sorella Araceli (quello di María e Araceli fu un rapporto sororale di eccezionale energia affettiva e di pensiero); tra l’altro per il poeta che non fu mai in Europa Zambrano rappresenta (si consideri anche soltanto il terzo verso) lo sguardo gettato su regioni lontanissime geograficamente da Cuba eppure prossime anche grazie alle affinità elettive tra le due personalità unite dalla poesia e dall’amicizia.

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