Libri

Guido Crainz, Il paese mancato, Donzelli 2003

 

[…] Si consideri inoltre la questione fiscale. Il miracolo economico aveva acuito le differenze fra le diverse parti del paese e fra i differenti strati sociali, e aveva reso più evidenti i fenomeni di evasione fiscale. Nella prima fase del centro-sinistra, nel dicembre del 1962, viene varata un’imposta – la «cedolare d’acconto» sui titoli azionari – volta a rendere effettiva la nominatività dei titoli e ad evitare le evasioni. Essa provoca alti lamenti e violenti attacchi al governo di ceti e strati portati a vedere in ogni vincolo all’arricchimento illecito un inaccettabile attentato alla libertà individuale, un’insidiosa forma di comunismo liberticida. Di qui l’inversione di marcia che la Dc impone: nel febbraio del 1964 vi è una modifica della legge che introduce un’alternativa (la «cedolare secca») molto favorevole a chi aveva redditi elevati e voleva al tempo stesso mantenere l’anonimato. Agli azionisti, osservava amaramente Enzo Forcella, «si è detto in sostanza: non solo non dovete temere […] altre nazionalizzazioni, ma […] potete continuare ad occultare l’entità e la dislocazione dei vostri pacchetti azionari. Dal punto di vista dello «stato di diritto» è abbastanza discutibile». Propugnata dal ministro Colombo per «ridare fiducia agli operatori economici», la legge dà solo nuovo impulso all’evasione fiscale. Le conseguenze sono molto più gravi di quanto i dati materiali indichino: viene codificato, in sostanza, il mancato rispetto delle regole, e premiata la tendenza a un arricchimento che ignora gli obblighi collettivi. Si tenga conto che nello stesso torno di tempo la crisi significa per i lavoratori licenziamenti, riduzioni d’orario, blocco salariale, appesantimento delle condizioni di lavoro in nome della «ripresa produttiva»: si creano così le condizioni di un inasprimento radicale del conflitto sociale. […]

Dal cap. 1

Fra il miracolo economico (oggetto di un altro importante libro dello stesso autore) e i primi anni ottanta il paese è attraversato da sommovimenti profondi che coinvolgono economie e culture, produzioni e consumi, soggetti sociali e immaginari collettivi. In un panorama internazionale che ha scansioni traumatiche, e nel vivo di una circolazione culturale senza precedenti vengono a confliggere modi profondamente diversi di «essere italiani». La forza di ciascuno di essi sembra modificarsi di continuo nei diversi momenti di questo percorso: il «miracolo», le speranze riformatrici del centro-sinistra e il rifluire di entrambi; l’esplosione del movimento studentesco e dell’«autunno caldo», ma anche il manifestarsi dei protagonismi sociali più diversi; gli anni cupi della «strategia della tensione», che inducono chiusure conservatrici e opposte radicalizzazioni; la «stagione del cambiamento», che sembra annunciarsi con il voto del 1974 sul divorzio ed è destinata a declinare all’indomani stesso del suo apparente trionfo, dopo le elezioni del 1975-76; infine, il delinearsi della «crisi della Repubblica», in anni che vedono un’offensiva terroristica senza paragoni in Europa e processi profondi di degenerazione delle istituzioni e della politica.
Il libro si muove a tutto campo e utilizza le fonti più diverse: i quotidiani e i periodici così come i rapporti di prefetti, polizia e carabinieri conservati nell’Archivio centrale dello Stato; i dibattiti che attraversano partiti e movimenti ma anche i film, le canzoni, la letteratura, i programmi televisivi. E il vivo racconto storico fornisce la risposta agli interrogativi che ancora oggi rimbalzano sul nostro presente. Quali erano i tratti di partenza del paese? Quanto pesò il lungo permanere di strutture, apparati e modi di pensare del passato? Quali furono i connotati della «modernità» che si affermava? Per quali vie si giunse a quella crisi del «sistema Italia», destinata ad aggravarsi sotto l’effimero ottimismo degli anni ottanta?

Dalla quarta di copertina

G. Crainz, Il paese mancato. Dal miracolo economico agli anni ottanta, Donzelli 2003.

Guido Crainz (Udine, 1947) docente di Storia contemporanea all’Università di Teramo. Ha dedicato diversi studi alla società rurale in età contemporanea, al rapporto tra mass media e storia, alla transizione dal fascismo al post fascismo e all’Italia repubblicana. Fra i suoi volumi: Padania. Il mondo dei braccianti dall’Ottocento alla fuga dalle campagne (Donzelli, 1994), Storia del miracolo italiano (Donzelli, 1997, 2003), L’Italia repubblicana (Giunti, 2000), Il dolore e l’esilio. L’Istria e le memorie divise d’Europa (Donzelli, 2005), L’ombra della guerra. Il 1945, l’Italia (Donzelli, 2007), Autobiografia di una Repubblica. Le radici dell’Italia attuale (Donzelli, 2009), Il paese reale. Dall’assassinio di Moro all’Italia di oggi (Donzelli, 2012, 2013), Diario di un naufragio. Italia, 2003-2013 (Donzelli, 2013), Storia della Repubblica. L’Italia dalla Liberazione ad oggi (Donzelli, 2016), Il Sessantotto sequestrato. Cecoslovacchia, Polonia, Jugoslavia e dintorni (Donzelli, 2018). Ha curato con Angelo Bolaffi il progetto Calendario civile europeo. I nodi storici di una costruzione difficile (Donzelli, 2019). 

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