Salvatore Marrazzo, La dimora di Eraclito, Anterem 2025
È già possibilità enorme scrivere
L’intreccio di un’estensione di senso
Perché al contrario resta un racconto non osservato abbastanza
Quando pieghi sulle ginocchia
A guardare ciò che ti è passato dentro
Adesso è lì, prima dell’abisso, non della finitezza essenziale
Ma della metamorfosi e del tempo
Intensità del destino
Ci sarebbe molto da rifare, ma vige la reticenza non la muta
Ontologia fondamentale sarebbe montare la guardia
A difesa del nulla
*
Si sente, si sottrae
Che questa scrittura osservi se stessa e l’inenarrabile
Disegno del cosmo
Cielo vuoto e azzurro, cappotto a malapena annusato
Una piazza di voci estranee
Tuttavia la finitezza non ha fine adesso che so di questo andare
A capo
Di questo libro che conduce al prossimo
Torrida preda e pudore
Meraviglia della scrittura è quest’azione del leggere
Questa separazione che chiama
*
Man mano che si procede
L’inopportunità del linguaggio si fa più complessa
Ampia, faticosa
Di conseguenza si distende come un acrocoro
Così il libro va a zig zag
E ai lati sale e scende, respira a stento, va avanti e indietro
Qui una pietra su cui posarsi
O un fiume dentro il quale alleggerire la mente
Là un insensato più limpido che raro
Si ambisce così alla conoscenza e alla solitudine
Al niente, a un albero di cimeli
Salvatore Marrazzo in questa raccolta si addentra della dimora che il filosofo Eraclito ha costruito fondandola sul logos e la ricerca. Un addentrarsi che ha innanzitutto il significato di aprirsi incondizionatamente all’uomo, di guardarne quei confini che si spostano sempre più avanti e risuonano sempre altrove, in uno schiudersi che smaschera soglie e che presume un riequilibrio continuo tra l’uomo e ciò che costituisce la sua essenza più profonda. Ed è qui, quando si parla di essenza più profonda, che entra in gioco il logos, quella legge che tutto orienta e che è principio costitutivo dell’uomo e del mondo. Logos che in questa raccolta coincide inequivocabilmente con il linguaggio, meglio con il linguaggio che si fa perno, fulcro, di una dimora rifondata e risostanziata da Salvatore Marrazzo guardando all’identità della parola, della scrittura, del libro. L’uomo e il linguaggio, da un lato, e la parola/libro/scrittura, dall’altro, vengono così a trovarsi in una relazione dialettica di strana e enigmatica simmetria in cui ogni riconfigurazione ha nel linguaggio il suo moto primo. […]
Silvia Comoglio
S. Marrazzo, La dimora di Eraclito, Anterem 2025.
Salvatore Marrazzo, nato a Mercato S. Severino (Salerno) nel 1961. Artista. Fotografo. Filosofo. Critico d’arte. Collezionista di vuoti. E cose simili. Scrive libri su blog di letteratura e quotidiani.