Libri

Giuliano Turone, Crimini inconfessabili, Fuoriscena 2024

 

«Non si capisce nulla del nostro sistema di potere se non si è disposti ad ammettere che al di sotto del governo visibile c’è un governo che agisce nella penombra… e ancor più in fondo un governo che agisce nella più assoluta oscurità… un potere invisibile che agisce accanto a quello dello Stato, insieme dentro e contro.» 

Norberto Bobbio 

[…] A questo punto si impone però, anzitutto, un flashback su questo particolare e drammatico contesto socio-politico, che vede la repubblica democratica italiana dilaniata da una strategia della tensione che opera paradossalmente su due versanti opposti. Il primo versante – dalla strage di Piazza Fontana alla strage di Bologna e oltre – utilizza la manovalanza costituita da elementi della destra eversiva manovrati da ambienti interni alle istituzioni e legati al sistema di potere occulto della Loggia P2. Il secondo versante terroristico vede attivi gruppi eversivi di sinistra, primo fra tutti le Brigate rosse, le cui azioni risultano però, talvolta, organiche e funzionali rispetto alle finalità perseguite dal sistema P2. […]

Dal cap. 6

Ripercorrere la storia d’Italia del secondo Novecento vuol dire attraversare una lunga scia di sangue, stragi e delitti politici eccellenti, tentati omicidi, depistaggi, processi farsa, infiltrazioni criminali fino ai vertici dello Stato. Solo una guida competente può avere la capacità e anche l’autorevolezza di proporre una ricostruzione che sia allo stesso tempo profonda e completa. Giuliano Turone è stato per anni giudice istruttore a Milano, con Gherardo Colombo è stato il magistrato che ha scoperto il sistema P2 a partire dall’inchiesta sull’omicidio dell’avvocato Giorgio Ambrosoli, l’eroe borghese immortalato nello splendido libro di Corrado Stajano. È stato tra i primi a indagare sulla presenza di Cosa nostra al Nord e, dopo l’uscita dalla magistratura, non ha smesso di interrogarsi e di esplorare piste con il passo dell’investigatore ma anche con quello dello storico, che sa incrociare fonti primarie, atti giudiziari, testimonianze e documenti. Da questa ricerca instancabile, è nato un libro importante e di successo, Italia occulta (2019), e ora arriva quello che l’Autore presenta come il suo lavoro ultimo e definitivo sul potere invisibile che ha governato l’Italia repubblicana contagiando fortemente anche il presente. Crimini inconfessabili attraversa i fatti efferati del ventennio 1973-93 nella cornice di una considerazione forte e solida, quella secondo cui il nostro è stato un Paese a sovranità ostinatamente limitata, attraverso una strategia della tensione di matrice atlantica che ha operato con il sistema di potere occulto della P2 e anche con la complicità delle mafie e dell’estremismo di destra. Ma il racconto parte da un episodio preciso, il mancato omicidio di Enrico Berlinguer a Sofia nel 1973, per ripercorrere poi la vicenda del sequestro e dell’uccisione di Aldo Moro, i delitti Piersanti Mattarella ed Emanuele Basile, fino alla «svolta criminale autarchica» che si afferma con potenza dopo la caduta del Muro di Berlino ma che affila le armi nel tragico attentato al Rapido 904, il treno di Natale, il 23 dicembre 1984. Un nuovo libro importante, un testo di riferimento che ha anche l’ambizione di arrivare a chi quegli anni non li ha vissuti direttamente ma ne vive oggi conseguenze e strascichi. Una storia con cui la classe politica non riesce a fare davvero apertamente i conti. Lo dovrebbe, se non alla democrazia, almeno alle vittime.

Dal risvolto

G. Turone, Crimini inconfessabili. Il ventennio dell’Antistato che ha voluto e coperto le stragi (1973-1993), Fuoriscena 2024. Prefazione di Benedetta Tobagi. Testi in appendice di Stefania Limiti e Livio Pepino.

Giuliano Turone, giudice emerito della Corte di cassazione e già docente di Tecniche dell’investigazione all’Università Cattolica di Milano, è stato il giudice istruttore che, prima di occuparsi delle inchieste su Michele Sindona e sulla Loggia P2, ha indagato sulla presenza di Cosa nostra a Milano negli anni Settanta arrivando all’incriminazione del capomafia di allora, Luciano Liggio. Negli anni Novanta ha fatto parte del primo staff di magistrati della Procura nazionale antimafia. Ha collaborato con il Consiglio d’Europa per la redazione della convenzione di Strasburgo del 1990 sul riciclaggio e con le Nazioni Unite, svolgendo attività di pubblico ministero presso il Tribunale penale internazionale dell’Aja per l’ex Jugoslavia e contribuendo alla redazione dell’Oxford University Press Commentary sullo statuto della Corte penale internazionale (2002). Tra i libri che ha scritto: Il caffé di Sindona (con G. Simoni, Garzanti 2009), Il caso Battisti (Garzanti 2013), Il delitto di associazione mafiosa (Giuffrè 2015), Il boss. Luciano Liggio (con A. Beccaria, Castelvecchi 2018) e Italia occulta (Chiarelettere 2019).

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