René Char, Ricerca della base e della vetta, Mimesis 2011
Certi giorni non bisogna temere di nominare le cose impossibili da descrivere.
Base e vetta, appena gli uomini si scuotono e si separano, rapidamente si sgretolano. Ma vi sono la tensione della ricerca, il disgusto della clessidra, l’itinerario impareggiabile, sino al folle favore, un’esigenza, cioè, della coscienza, cui non possiamo sottrarci prima di cadere nell’abisso.
Perché mi preoccuperei della storia, vecchia signora un tempo bianca, ora fiammeggiante, enorme sotto la lente del nostro secolo ugnato? Ci rovina l’esistenza con i suoi preziosi, luttuosi veli, i suoi gesti da affabulatrice, il suo dilatarsi, i suoi risvolti mendaci, i suoi folleggiamenti.
Sono preoccupato per quel che si compie su questa terra, nel torpore delle sue notti, sotto il suo sole da noi abbandonato. Con la tregua delle decisioni, si rinvia qualche agonia.
R. Char
Come l’uomo dovrebbe “abitare” la terra? Nella ricerca estetica e anche etica della base e della vetta. Attraverso queste metafore, il grande poeta René Char dimostra di credere nel linguaggio come alleanza armonica tra immaginazione e natura. Questo libro di straordinaria bellezza è un percorso visuale e letterario, in cui il lettore è coinvolto attivamente. Racconto autobiografico, parola civile, celebrazione della pittura e della poesia, sono strumenti della poetica di un autore sia abissale che militante. Gigante della poesia francese e protagonista della Resistenza armata al nazifascismo, Char mostra infatti tutto il potere etico della bellezza. In questo compito gli sono vicini i migliori artisti del suo tempo. Da Braque a Mirò, da Balthus, a Gaugin che questo libro descrive affettuosamente come suoi “alleati”. Il libro ha un mirabile andamento a tratti, poetici singhiozzi. Nello spazio fra un frammento e l’altro, si cela una possibilità di respirazione, fino alla violenza, per risvegliare, in chi legge, una fame di ricerca e di impegno, non solo estetico ma, in primo luogo, umano. Con prosa e poesia insieme, alleate, Char dà la forza di interrogare l’inconoscibile, in una domanda cui l’assenza di risposta nulla toglie alla bellezza della ricerca.
Dal risvolto
R. Char, Ricerca della base e della vetta, Mimesis 2011. Traduzione e cura di Ilaria Gremizzi e Sandro Palazzo.
Titolo originale: Recherche de la base et du sommet suivi de Pauvreté et privilège [1955]. Nouvelle édition augmentée en 1965 © Gallimard
René Char (1907 – 1988). Diplomato all’École de Commerce di Marsiglia, nel 1928 pubblica la sua prima raccolta poetica, Cloches sur le coeur, che poi rinnegherà. Nel 1934 esce Le marteau sans maître, diario degli anni ’30 a Parigi e dell’esperienza surrealista, condivisa con Breton, Eluard, Dalì. Char si distanzia dal movimento e inizia a definire un’estetica indipendente. Durante l’Occupazione milita nel maquis, con lo pseudonimo di Capitain Alexandre. Nel dopoguerra si lega ad Albert Camus, che pubblica lavori come Seuls demeurent, Feuillets d’Hypnose e Billets à Francis Curel. Esce dopo la Liberazione la sua opera più apprezzata, Fureur et mystère, del 1948. Fra gli anni ’50 e ’60 raggiunge la piena maturità artistica con Les Matinaux, La Bibliothèque est en Feu, Lettera amorosa, Retour Amont ed è annoverato nel pantheon dei poeti di Francia. Recherche de la base et du sommet, stampato e modificato a più riprese fra il 1955 e il 1983, raccoglie quarant’anni della sua poesia. Negli ultimi anni compone La Nuit talismanique qui brillait dans son cercle, Aromates Chasseurs e Chants de la Ballandrane. Oggi, René Char è considerato uno dei poeti più ermetici, densi e originali della moderna letteratura europea.