Giovanni De Luna, Il Partito della Resistenza, Utet 2021
[…] Per molti giovani furono quelli gli anni di una prima scoperta della politica, alimentata da una fitta trama di incontri personali, riunioni, scambi di lettere e documenti programmatici, convegni clandestini. Si delineava una nuova figura di cospiratore che si muoveva con relativa disinvoltura nelle maglie della repressione poliziesca, sfruttando gli indubbi privilegi derivanti da conoscenze familiari, attività professionali, complicità di classe e, più concretamente, dalla disponibilità di tempo e dalla possibilità di viaggiare e spostarsi senza destare sospetti. La cospirazione si estendeva secondo itinerari che spesso coincidevano con le tappe della carriera universitaria e professionale di un militante, secondo un effetto moltiplicatore che Capitini, ad esempio, aveva previsto e curato («non mi proponevo che di suscitare senza raccogliere: che ognuno parlasse con altri senza organizzare; importava che ci fossero persone salde che diffondessero, e il resto sarebbe venuto poi»). […]
Dal capitolo primo
Fondato nel 1942, il Partito d’Azione si sciolse nell’ottobre 1947; ma la sua storia, per quanto breve, lo vide protagonista di tutte le vicende fondamentali che portarono alla nascita della democrazia: la Resistenza, la fine della dittatura fascista, il referendum in cui vinse la Repubblica, la stesura della Costituzione. Fu un vero e proprio Partito della Resistenza, non solo per l’arco temporale che lo vide operare, ma soprattutto perché non ebbe, in termini di voti e tessere, lo stesso peso che aveva avuto in termini di “fucili” nella lotta armata di liberazione. Segnato dall’impegno antifascista e dalla consapevolezza di rappresentare una minoranza orgogliosamente refrattaria alle suggestioni plebiscitarie del totalitarismo, il Partito d’Azione sembrò, una volta raggiunti gli obiettivi di libertà e democrazia, considerare conclusa la propria missione.
Non fu esattamente così: i suoi fermenti ideali non si estinsero di certo nell’immediato dopoguerra e gli esponenti delle varie correnti interne (dalla sinistra socialista guidata da Emilio Lussu a quella riformista e repubblicana di Ugo La Malfa) continuarono a dare il loro contributo, innervando la politica e la cultura del nostro paese.
A quarant’anni dalla sua prima edizione, in questo libro fondamentale si ritrova tutto intero e sempre attuale l’interrogativo sull’incapacità dell’Italia di diventare il paese laico e moderno che molti partigiani sognavano e che avevano cercato di costruire prima nella Resistenza, poi proprio nella breve, ma luminosa, parabola del Partito d’Azione.
Dal risvolto
G. De Luna, Il Partito della Resistenza. Storia del Partito d’Azione 1942-1947, Utet 2021. Prefazione di Chiara Colombini.
Giovanni de Luna ha insegnato Storia contemporanea all’Università di Torino. Tra i suoi libri ricordiamo: Il corpo del nemico ucciso. Violenza e morte nella guerra contemporanea (Einaudi, 2006), Le ragioni di un decennio. 1969-1979. Militanza, violenza, sconfitta, memoria (Feltrinelli, 2009), La Repubblica del dolore. Le memorie di un’Italia divisa (Feltrinelli, 2011), La Resistenza perfetta (Feltrinelli, 2015) e La Repubblica inquieta. L’Italia della Costituzione. 1946-1948 (Feltrinelli, 2017). Con Aldo Agosti ha pubblicato per Utet Juventus. Storia di una passione italiana (2019).