Fascinazioni

Cesare Pavese

 

Due sigarette

    Ogni notte è la liberazione. Si guarda i riflessi 
dell’asfalto sui corsi che si aprono lucidi al vento. 
Ogni rado passante ha una faccia e una storia. 
Ma a quest’ora non c’è più stanchezza: i lampioni a migliaia 
sono tutti per chi si sofferma a sfregare un cerino. 
    La fiammella si spegne sul volto della donna 
che mi ha chiesto un cerino. Si spegne nel vento 
e la donna delusa ne chiede un secondo 
che si spegne: la donna ora ride sommessa. 
Qui possiamo parlare a voce alta e gridare, 
ché nessuno ci sente. Leviamo gli sguardi 
alle tante finestre – occhi spenti che dormono – 
e attendiamo. La donna si stringe le spalle
e si lagna che ha perso la sciarpa a colori
che la notte faceva da stufa. Ma basta appoggiarci
contro l’angolo e il vento non è più che un soffio.
Sull’asfalto consunto c’è già un mozzicone.
Questa sciarpa veniva da Rio, ma dice la donna
che è contenta di averla perduta, perché mi ha incontrato.
Se la sciarpa veniva da Rio, è passata di notte
sull’oceano inondato di luce dal gran transatlantico.
Certo, notti di vento. È il regalo di un suo marinaio.
Non c’è più il marinaio. La donna bisbiglia
che, se salgo con lei, me ne mostra il ritratto
ricciolino e abbronzato. Viaggiava su sporchi vapori
e puliva le macchine: io sono più bello.
    Sull’asfalto c’è due mozziconi. Guardiamo nel cielo:
la finestra là in alto – mi addita la donna – è la nostra.
Ma lassù non c’è stufa. La notte, i vapori sperduti
hanno pochi fanali o soltanto stelle.
Traversiamo l’asfalto a braccetto, giocando a scaldarci.

[1933]

 


C. Pavese, Le poesie, Einaudi 2020. Introduzione di Tiziano Scarpa.

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