Esperienze

Non dire a sordo, di Domenico Brancale

Oggi più che mai siamo costretti ad accettare la vita in un mondo da cui si è assenti, assenti e dunque estranei a noi stessi, avvolti nella nebbia della solitudine. Nessuna passione è permessa, se non la paura dell’altro. Dove la parola è impossibile, è vano parlare di libertà di parola. Il linguaggio poetico è sempre più a rischio, ma il solo a farsi resistenza. Dinanzi a tutto ciò, a questo dissolvimento, è necessaria la fiducia in linguaggi nuovi che sappiamo parlare la lingua di un passato che deve ancora avvenire, che sappiamo farsi attenzione, gratitudine. Nel video NON DIRE A SORDO una voce, lontana da tutto e da tutti, raccoglie le rovine dei luoghi delle parole, in cui i parlamenti, i salotti letterari, i caffè, le riunioni pubbliche, hanno perso la funzione di espressione sociale.

Domenico Brancale

 

 

NON DIRE A SORDO

DI DOMENICO BRANCALE

REGIA DI JACOPO GANDOLFI, MANIPOLAZIONE SONORA DI MANFREDI CLEMENTE

CON: DOMENICO BRANCALE, PINTUS IL CANE

VIDEO PROIETTATO DURANTE LA MOSTRA DI SOPHIE KO -IL RESTO DELLA TERRA, E IN OCCASIONE DEL CONVEGNO INTERNAZIONALE “RIVEL-AZIONE. POLITICA DELLA POESIA E POESIA DELLA POLITICA IN EUROPA E NEL MEDITERRANEO IN ETÀ CONTEMPORANEA” ORGANIZZATO DALL’ISTITUTO NAZIONALE PARRI E LA FONDAZIONE MURIALDI.

Domenico Brancale è un poeta e performer di origini lucane. Ha pubblicato: L’ossario del sole  (Passigli, 2007),  Controre (effigie, 2013),  Incerti umani  (Passigli, 2013), Per diverse ragioni  (Passigli, 2017) e Scannaciucce  (Mesogea, 2019) che raccoglie tutti i suoi testi in dialetto lucano. È uno dei curatori della collana di poesia straniera “Le Meteore” per Ibis e “Prova d’Artista” per la Galerie Bordas. Ha curato il libro Cristina Campo In immagini e parole e tradotto testi di Cioran, J. Giorno, C. Royet-Journoud, Giacinto Scelsi, Artaud. Il suo lavoro sulla voce e sullo spazio ha prodotto le performance: Questa deposizione rischiara la tua assenza (Galleria Gasparelli, Fano 2009), un sempre cominciamento (galerie hus, Paris 2012), Nei miei polmoni c’è l’attesa  (Galleria Michela Rizzo, Venezia 2013), incerti umani (Festival Città delle 100 scale, Potenza, 2013), Se bastasse l’oblio  (MAC Lissone, 2014),  Langue brûlé  (Palais de Tokyo, Paris 2014),  Scannaciucce – una lode dell’Asino  (Matera 2019). Collabora con le riviste L’internazionale, Le nature indivisibili, Antinomie. È in uscita per le Edizioni degli animali il volume Mal d’acqua con immagini dell’artista Miquel Barceló.

Jacopo Gandolfi è un regista con sede a Bologna e Istanbul. Ha diretto diversi cortometraggi, reportage per la RAI e documentari, tra cui: Quante cose non sono chiamate amore (2005),  Donme Istanbul (2009), Isgrò Var ve Yok (2011),  Dal Nulla al Sogno (2019) per l’omonima mostra alla Fondazione Ferrero. Collabora con il poeta e performer Domenico Brancale con cui ha diretto video proiettati in gallerie d’arte, tra cui: Se bastasse l’oblio (2014), Nei miei polmoni c’è l’attesa (2012),  Canti di un pellegrino (2016).

Manfredi Clemente è un compositore, sound artist e sound designer con sede a Palermo (IT). La sua ricerca teorica e pratica si concentra sul concetto di immagine sonora, sulla sua fenomenologia, il suo carattere evocativo e la sua dimensione spaziale. L’idea del suono come qualcosa di esplorabile guida la sua attività compositiva. Da diversi anni fa parte del B.E.A.S.T. – Birmingham ElectroAcoustic Sound Theatre e ha curato l’installazione e le performance dell’acousmonium del FMC – Festival di Musica Contemporanea di Cagliari. Tra il 2017 e il 2019 ha lavorato come tecnico A/V e fonico per il Teatro Massimo di Palermo. Nel 2020-2021 si è occupato della registrazione audio e dello streaming online nello stesso teatro lirico. Comporre per il teatro e la performance artistica è uno dei suoi principali interessi, che lo ha portato a collaborare con diverse compagnie e artisti tra cui Johannes Erath, Kor’sia, Maria Vittoria Bellingeri, LOT-EK, Gaetano Costa, Dario Enea (Soggettile Teatro), Marìka Pugliatti, Clémence Kazemi e Marco Giusti (Wild are the Donkeys).

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