Trasfusioni

Rafael Alberti e la Castiglia, a cura di Antonio Devicienti

 

DA ARANDA DE DUERO 
A  PEÑARANDA DE DUERO 

Castigliani della Castiglia, 
mai avete visto il mare! 
Attenzione, ché in questi miei occhi 
del sud e in questo mio canto 
io vi porto il mare! 
Guardatemi: sta passando il mare! 

 

DE ARANDA DE DUERO 
A PEÑARANDA DE DUERO 

¡Castellanos de Castilla, 
nunca habéis visto la mar! 
¡Alerta, que en estos ojos 
del sur y en este cantar 
yo os traigo toda la mar! 
¡Miradme, que pasa el mar! 

*

BURGOS

In nome dei miei morti più segreti,
dimmi! Non so di che cosa sei fatto,
Cristo bruno di Burgos,
non lo so.
– Di pelle di bufalo dicono,
dicono che di pelle di bufalo
sono fatto.

 

BURGOS

¡Por mis más negros difuntos,
dime! No sé de que eres,
Cristo moreno de Burgos,
no.
— De piel de búfalo dicen,
dicen que de piel de búfalo,
yo.

 


Nell’estate del 1925 Rafael Alberti ha 22 anni e accompagna il fratello, rappresentante di vini e liquori, in un viaggio che tocca diverse località della Castiglia; ne nasce un libro in poesia (La amante) che è, in qualche modo, anche una “guida di viaggio” in versi. Il giovane poeta di origine andalusa, nato in riva al mare, scopre una terra bellissima e austera, ricca di edifici romanici e di segni religiosi, lontana dal mare, ma affascinante nei suoi paesaggi scabri e solenni. Compone brevi liriche dal ritmo cantabile e popolareggiante, cogliendo ed esprimendo in pieno la bellezza musicale della lingua spagnola.
Nella Cattedrale di Burgos vede il famoso Cristo crocifisso, statua lignea del XIV Secolo di autore anonimo, dotato di braccia e di gambe articolate, di capelli nerissimi e unghie umani, le cui ferite sono ricoperte di pelle animale e che indossa una lunga gonna sacerdotale; ai suoi piedi sono deposte cinque uova di struzzo. Il crocifisso è considerato miracoloso ed è ancora oggi oggetto di profonda venerazione popolare.
Ho tradotto «Por mis más negros difuntos» con «In nome dei miei morti più segreti» perché “più scuri / più neri” della traduzione letterale non renderebbe in italiano quello che nel testo originale intuisco essere legato a un nucleo ancestrale e segreto – non si dimentichi, inoltre, che il colore nero è da ricondurre, fin dalla più remota preistoria europea, alla terra e ai cicli di morte e rinascita.
Nel rispondere il Cristo crocifisso di Burgos si dichiara fatto “di pelle di bufalo”, cioè ricoperto di pelle animale, fattore che rende la sua figura ancora più capace di un fortissimo impatto emotivo su chi la osserva.
Rafael Alberti avverte la forza di suggestione che promana dal Cristo di Burgos e la sua potente presenza dolorante e umana.

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