Fascinazioni

Dario Bellezza

 

Le pazzie dei disadattati sanno l’odore
infernale dei bruciati dall’odio
della razza; noi siamo diversi

e aggrediamo tranquillamente
chi ha bisogno della nostra riconoscenza.

Poi salutiamo in barba ai ladri
le nostre care madri che più non
ci aspettano; e quando scrivendo
si sa dove si va a parare solo

allora abbiamo la certezza del
nostro fallimento.

Ma per ora taciturni ci aggiriamo
col cuore freddo e in tumulto e il
cervello sfatto alla ricerca di chi non
bisogna disprezzare. E troviamo
soltanto l’intontimento di chi
allibito ci sta a guardare.

Nessuno capirà questa sconclusionata
finzione; questa immonda carità
verso di noi poveretti che sappiamo
soltanto di non essere mai nati.

Mentre i mostri mortali abbrutiti
dal bisogno vanno caramente
a lavorare con le mani della sapienza
la loro pietà di frustrati.

Io sono solo qui a ricordare come
era bella l’innocenza di sapersi
normali!

*

Bruciavo d’amore e voluttà
nei calzoni fiorenti dell’estate
il latte versavo chiaro
sull’erba matta dei giardini
solo le panche ci erano amiche.
Senza legge l’erotico abbandono
usciva illividito al suo bel bagno
sotto l’innaffio del chiodato airone
puro amore ribadito invano
le membra calde ribaciate intanto
rischiano lo sfacelo e il malefizio
delle generazioni possedute dalla morte.

*

Qui mi abbandono al flusso vitale
del tuo corpo e se mordi allora ali
spuntano e un soffio divino le agita
fino a volare e io volo e non mi trovo
e in questo non trovarmi ritrovo
la vanità della mia vita guardata
come in un sogno quando veramente
si vola.

Poi dolcemente plano incoerente
di sapermi già morto da tanto tempo
e qui solo a confessarmi, ascoltare
derelitto un’esistenza tutta
strappata alla fuga stridula verso
il vuoto.


D. Bellezza, Tutte le poesie, Mondadori 2015. A cura di Roberto Deidier.

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