Libri

Enzo Ciconte, Storia criminale, Rubbettino 2008

 

COME MAI IN UN PAESE che si vuole tra i più avanzati del mondo intere aree di alcune regioni sono sottratte al governo e all’autorità della forza legittima e sono sotto il dominio di un governo criminale?
Rispondere a questa domanda significa affrontare una questione storica di primaria importanza che attiene alla storia d’Italia, non a quella delle sole regioni meridionali come pure per lungo tempo s’è creduto.
Le regioni dove ha avuto origine il fenomeno mafioso sono state tutte governate prima dagli Spagnoli poi dai Borbone e hanno avuto uno sviluppo storico separato dal resto delle altre regioni italiane.
In questi periodi storici c’è stato un particolare rapporto tra governi e governati e il teatro d’azione era circoscritto da un’economia dove difficili erano mobilità e promozione sociale. Anche dallo sbarco degli alleati in Sicilia fino alla Liberazione queste regioni sono state governate in modo differente dal resto d’Italia non ancora liberata. Le strutture criminali di queste aree hanno evidenziato sin dalle origini delle caratteristiche che non saranno più abbandonate, a partire dall’uso di regole comuni, salvo alcune varianti marginali.
Il fenomeno mafioso è un fenomeno che può essere considerato unitario e che dura oramai da almeno due secoli. Non è un’emergenza, come spesso s’è creduto, ma un dato strutturale che attraversa la storia d’Italia e che si manifesta in forme diverse a seconda delle epoche e della capacità di contrasto degli apparati dello Stato.
Non c’è solo la mafia, ma ci sono anche la camorra, la ‘ndrangheta, la sacra corona unita che hanno avuto e hanno molte somiglianze e punti di contatto; e mentre si stanno scrivendo queste pagine si affacciano i Basilischi, un agglomerato mafioso che è cresciuto negli ultimi anni in Basilicata. […]
È una storia che nasce in tempi lontani. Per rintracciare le orme del passaggio dei mafiosi dobbiamo prepararci a fare una lunga traversata nel tempo, viaggiando per più secoli alla ricerca delle ragioni profonde della costante permanenza di un fenomeno così complesso e unico nel panorama degli stati europei, ragioni che sono rivelatrici dei problemi del Paese, dell’Italia intera, delle sue classi dirigenti, dei ceti subalterni, del concreto agire di spezzoni delle istituzioni, del comportamento dei ceti possidenti e imprenditoriali, della natura e della vita di determinati partiti ed uomini politici, dell’agire della Chiesa cattolica che ha avuto un ruolo molto importante nella storia d’Italia, e, cosa molto importante, del sorgere e del diffondersi di culture, di immagini, di luoghi comuni che hanno o negato l’esistenza stessa del fenomeno mafioso o l’hanno rappresentato in modo errato e caricaturale. […]

Dall’introduzione

La storia criminale di mafia, ‘ndrangheta e camorra costituisce un fenomeno unitario finora mai raccontato. Il libro mette in luce somiglianze e differenze tra le organizzazioni, nonché il ruolo da esse svolto in determinati momenti della storia d’Italia. Particolare attenzione è dedicata alle origini delle mafie e alle loro successive trasformazioni, all’importanza delle gerarchie, delle cerimonie di affiliazione e dei regolamenti interni. Vengono passate in rassegna e analizzate le attività criminali; dai traffici internazionali di droga ai sequestri di persona, dai rapporti con la politica a quelli con il mondo dell’economia e dell’industria. L’autore spiega infine le ragioni del successo di questo modello di organizzazione mafiosa su tutti gli atri e della sua eccezionale capacità di resistere alle trasformazioni sociali e all’azione di contrasto delle forze dell’ordine e della magistratura.

Dalla quarta di copertina

E. Ciconte, Storia criminale. La resistibile ascesa di mafia, ‘ndrangheta e camorra dall’Ottocento ai giorni nostri, Rubbettino 2008.

Enzo Ciconte è docente di Storia della criminalità organizzata all’Università di Roma Tre e di Storia delle mafie italiane all’Università di Pavia. Consulente presso la Commissione Parlamentare Antimafia dal 1997 al 2010. È stato il primo a pubblicare un testo storico sulla ’ndrangheta in Italia, ’Ndrangheta dall’Unità a oggi. Numerose le sue pubblicazioni, molte delle quali con Rubbettino. Tra queste si ricordano ’Ndrangheta, 2008 e 2011; ’Ndrangheta padana, 2010; Banditi e briganti. Rivolta continua dal ’500 all’800, 2011; Politici (e) malandrini, 2013; Storia dello stupro e di donne ribelli, 2014; La Legge Rognoni-La Torre tra storia e attualità (2022); Diego Tajani a Palermo (1868-1875) La magistratura tra mafia, politica e potere (2023). È, insieme a Francesco Forgione e Isaia Sales, curatore dei volumi Atlante delle mafie vol. I, II, III e IV.

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