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Ana Gorría, Nostalgia dell’azione, Aguaplano 2023

 

LA MANO 
aperta la nudità 
sollevata 

sto qui 
dicendo che 
sto qui 

ti guardo 

sto qui nella tua ombra come un pendolo 
gli alberi in piedi la terra cresce 
sto 

e cresco 
io 

sto e 
ti alzi 
nella mia ombra negli occhi sto 

qui dicendo 
che qui sono stata 

l’ascesa della luce la caduta della sera 
la fame in un’altra forma 

scivola 
si divide 
si separa 
si allontana 

dal balbettio della vertigine dell’
ora incerta

potrebbe cadere nella casa trasparente potrei
abbandonarmi

retrocedere
cedere
avanzare

è lanciarsi contro il vento e
essernoi

altri

 

*

 

ROTTO

come gli astri

intorno
a te ti forma
nel vuoto
ti

arriva così come al sole

la fretta imprigionata mentre
nulla

si muove tutto
si muove

l’oscillazione
l’universo
l’infinito

io

 

*

 

NON SI CHIUDONO i sogni nella veglia arde
l’orizzonte

catena incatenata la sua frattura
linguaggio

dell’impossibile alba

 

*

 

LORO SONO INTORNO poi
è il mio ventre che si trascina contro la maiolica fredda

alla fine ci sei tu
proprio quando finisce questa fila di lettere

la parola

 

 

È possibile leggere Nostalgia dell’azione di Ana Gorría in due modi, anzi, secondo due disposizioni temporali differenti. Può capitare – com’è accaduto a chi scrive – di aver incontrato i testi della poeta spagnola in seguito alla visione dei film di Maya Deren, proprio in virtù della curiosità che suscita un corpus testuale dichiaratamente ispirato alla filmografia della cineasta americana di origini ucraine madre del cinema d’avanguardia. Oppure, è possibile che si guardino i pochi e brevi film della fulminante e intensissima carriera della regista dopo aver letto i testi di Ana Gorría, lasciando che l’eco dei versi risuoni nel silenzio delle pellicole – si tratta, infatti, di film principalmente muti, o tutt’al più accompagnati da colonne sonore allusive, enigmatiche come lo sono le immagini in movimento. In qualunque situazione ci si trovi, si attiva una sorta di gioco di riconoscimento, un’indagine intima che cerca di ritrovare i fotogrammi nelle parole e le parole nelle inquadrature, ripercorrendo, nella propria esperienza di lettura, quello che dev’essere stato il percorso creativo di Gorría. Una traccia visibile di quest’unione fantasmatica risulta anche a livello visivo nel volume, dal momento che i componimenti sono intervallati da alcuni disegni di Marta Azparren, artista abituata a muoversi fra diversi linguaggi a livello sperimentale: la rielaborazione di alcune immagini tratte dai film di Deren, attraverso un tratto monocromo che fa uso talvolta di soluzioni tipografiche, si dispone a fianco o in compresenza ai testi, ma mai in maniera didascalica o meramente illustrativa…

Dall’Introduzione di Beatrice Seligardi

Nei percorsi di esplorazione che si aprono davanti a chiunque si impegni nella traduzione di un testo è inevitabile raggiungere, o almeno sfiorare, uno spazio e tempo babelico nel quale i codici si intrecciano, moltiplicando, così, le proprie immagini fantasmatiche. Dove può apparire la lingua pura di benjaminiana memoria, nel caso di Nostalgia de la acción di Ana Gorría appaiono anche – in continuazione, e nel buio di un’ipotetica sala di proiezione – numerosi fotogrammi estratti a sorte dalla produzione cinematografica di Maya Deren. In un buio più opalescente, emergono poi i segni grafici che vanno a comporre le illustrazioni di Marta Azparren. In seguito, e sempre più a nero, oppure nel bianco della pagina, le parole di Ana Gorría; a quel punto, si riprende dal principio la danza per evocare un’altra arte presente nel libro – senza trovare un’apparente soluzione di continuità formale o contenutistica. Soluzione che invece è l’orizzonte verso il quale deve inevitabilmente convergere la pratica traduttiva, continuamente fondata sul senso – sulla tragedia, se si vuole, in chiave esistenzialista – della scelta…

Dalla Nota della traduzione di Lorenzo Mari

A. Gorría, Nostalgia dell’azione, Aguaplano 2023. A cura di Beatrice Seligardi e Lorenzo Mari.

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