Cristiana Panella
col tempo, le parole mi avrebbero ucciso, fuoco sacro evirato a torcia umana per le wunderkammern dei cronicari. le dispersi in ogni taccuino che ho lasciato squadernato ad un crocicchio, le pagine chiamate dal vento e porta via le parole che non vedrò più. la frase spazzata è il sussurro del primo vagito e l’ultima la frattura originaria della sensazione. a fogli sparsi,
ché la verità trova pace solo nelle sue ceneri,
dopo disperata erranza.
il mistero è condannato a non posarsi mai.
un passero si ciberà dei brandelli volati dalla pampa incendiata sulle teste di coloro che non vedono la fiamma. non sanno che sulle loro crape nidificano le ceneri delle mimose selvatiche. nelle mie scarpe lo sciacquettio delle carni aperte. portano nei salotti il puzzo scostumato dell’uomo solo, specchio rotto di cui ognuno frammento che mai si riunirà al suo volto. senza costume puzzo nudo, mendicante delle porte chiuse. la mia giacca inopportuna butta addosso ai cani in frac le rughe del tempo svenduto a disconoscere. dopo che avranno fritto la mia testa la
esporranno nella formalina,
a memento perpetuo dei
CRIMINALI DEL PENSIERO
all’interno ogni piuma di cenere conserverà un desiderio, le labbra della dalia adunca canteranno al riparo della vetrina l’amore sconosciuto. il visitatore mi saluta inclinando l’uovo d’avorio, l’invidia per la mia pampa arsa viva sbatte sul vetro, l’uovo non ha memoria dell’amore. hanno sciolto nel formol la polverina dell’oblio che sgomma i numeri dispari, che nessuno ricordi i desideri della mano che impresse il voto arcaico alle pareti di Lascaux.
Fare massa informe, durante le azioni costruttive con cui offriamo la testa al temperamatite. i sui trucioli non hanno lo splendore della cenere.
mi sono divelto i denti, e non è mai bastato.
C. Panella, Dalle segrete, canto, Anterem edizioni 2023