Trasfusioni

Franck Venaille, da “La bataille des éperons d’or”, a cura di Bruno di Biase

 

Questi versi, che offriamo in traduzione inedita, sono contenuti nel libro del poeta francese Franck Venaille (1936-2018), La battaglia degli speroni d’oro, e sono gli unici versi in neretto, quasi una nervatura grafica, che attraversa il libro in diagonale.
Svoltasi in una sola giornata, a Courtrai l’11 luglio 1362, la battaglia del titolo oppose gente del popolo e cavalieri fiamminghi, spalleggiati dai combattenti della contea di Namur, alle truppe di Filippo IV il bello, e vide la disfatta totale dei francesi. Ma questa battaglia vale solo come eco della guerra di Algeria, che per Franck Venaille è la mamma di tutte le guerre, alla quale partecipò come giovane soldato e i cui traumi si possono leggere in filigrana in ogni suo scritto. Ma prima ancora vale come metafora dello “stato di guerra senza fine” in cui sono immersi sia gli animali (umani) che i vegetali, in una sorta di deflagrazione primordiale che non cessa di espandersi e che avvolge tutto. La Storia assomiglia a un vasto pantano in cui si sprofonda, ci si insabbia, ci si perde; e il paesaggio può tramutarsi in quello, piatto, saturo d’acqua e di decomposizione, delle torbiere delle Hautes-Fagnes.
C’è qualcosa di insostenibile nella lettura della poesia di Franck Venaille.
È sempre il corpo, con la sua reale fisicità, che parla, si lamenta, gioisce, si disgrega. È sui corpi che gli effetti della guerra, e dell’amore, sono visibili: sangue, umori, mutilazioni, decomposizione. Superficialità della profondità: questo è il paradosso Venaille.


 

Nel postale
dove le parole parlano
d’una sola voce
quali mai saranno
i rimproveri
che ci rivolgono
e che noi non sentiamo?

*

Intorno alla magra stufa
con della povera legna
vive la lenta agonia
il fremito pudico
degli alberi
morti
già

*

Io ora
capivo il senso della parola ”dolore“
era il tempo dell’ansia massima
quando
i vegetali accumulati nel corso degli anni
si decompongono là sul posto
in quel suolo che pure gli appartiene

*

Tutta quella vegetazione
nata da una sorta di estasi
ci accompagnava
parlo di quel legno,
di tutta quell’erba che il vento
acido
rende cattiva

*

Era
dunque questo
il mondo del tempo passato
della tundra nascente
l’acqua
che invade la turba di pioppi
e tutto ciò sotto una pioggia incessante

*

disagio
di non sapere niente sullo
spossessamento e
l’insabbiamento
dei
sentimenti nelle
torbiere

*

esisteva
qualcosa di ancora
più triste
di quell’immagine color seppia
dell’Uomo con la forca:
la verità delle Fagnes
stesse

 

Le Hautes-Fagnes sono una vasta zona paludosa e acquitrinosa delle Ardenne, in cui ebbe luogo la battaglia degli speroni d’oro.

 

dans la malle poste
où les mots parlent
d’une seule voix
quels sont donc
les reproches
qu’ils nous adressent
et que nous n’entendons pas?

*

autour du maigre poêle
avec du mauvais bois
voici l’agonie lente
le frémissement pudique
des arbres
morts
déjà

*

je comprenais
désormais le sens du mot « douleur »
c’était le temps de l’anxiété majeure
lorsque
les végétaux accumulés d’année en année
se décomposent sur place
dans ce sol qui pourtant leur appartient

*

toute cette végétation
née d’une sorte d’extase
nous accompagnait
je parle de ce bois,
de toutes ces herbes que le vent
acide
rend folles

*

c’était donc cela
le monde du temps passé
de la toundra naissante
l’eau
envahissant la meute de peupliers
tout cela sous une pluie permanente

*

malaise
de ne rien savoir sur la
dépossession et
l’enlisement
des
sentiments dans chaque
tourbière

*

il existait
quelque chose d’encore
plus triste
que ce cliché couleur sépia
de l’Homme à la fourche :
la vérité des Fagnes
elles-mêmes

 

Franck Venaille, La bataille des éperons d’or, Mercure de France, 2014.

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