Dalla Ghirri Mattotti: un pastiche di Jonny Costantino, di Piera Ghisu
Il 4 Marzo 2023 Lucio Dalla avrebbe compiuto 80 anni, e chissà come si immaginava, a questa età. Le sue canzoni guardavano spesso al futuro, sin dal principio, sin da quel 1999, album d’esordio uscito nel ‘66, che ascoltato oggi suona come un manifesto programmatico. Cominciare con 1999, significa guardare al futuro ma non troppo, significa non scavallare il secolo, stare nel presente con una fionda in mano.
Dalla è stato difatti uomo-elastico, e un uomo che giocava. Elastica è stata la sua mascella da clarinettista, elastico il suo corpo da saltimbanco, elastica la sua carriera che andò dal jazz alle classifiche facili, elastici i suoi interessi. E la sua vita, è stata vita-gioco: da solo o in compagnia, trovava sempre nuovi schemi, mosse, pezzi da assemblare che si traducevano poi in musica e parole.
Ciò che si è messo in testa di fare stavolta Jonny Costantino con il suo pastiche Dallarte è stato raccontare in un’ora e mezza un uomo ininquadrabile e inquadrare un uomo irraccontabile, e per farlo non ha potuto che freejazzarlo attraverso i ricordi di chi lo ha amato come amico e come artista, mettendo a fuoco una delle capacità più evidenti di Dalla, il suo essere rizomatico. Lo ritrovavamo infatti assai spesso a duettare in tour, in studio, in improbabili cantine, insieme a colleghi e amici di sempre o compagni occasionali, impegnato in una eterna jam session alla ricerca del ritmo e della sperimentazione forsennata, arbitraria e indisciplinata (ma ovviamente seria e coltissima).
Dallarte, presentato a Zurigo proprio il 4 Marzo e a Torino il 25 Aprile, nasce da questo senso tutto dalliano per il lancio, dal suo esser pronto a prendere qualsiasi onda, come racconta una delle protagoniste del film, Angela Baraldi.
Nel film di Costantino la Baraldi, allora corista, parla diffusamente del suo primo viaggio nordamericano con Lucio, che proprio negli Stati Uniti le presentò l’amico fraterno Luigi (Ghirri) e la compagna Paola, e lo fa dentro l’archivio del fotografo emiliano che conserva le foto di quel tour e di quella preziosa amicizia, fatta di vacanze insieme, concerti, cappelli, furti di istanti e qualche posa. E’ l’occasione per capire come nasce un certo tipo di atto creativo, e Angela Baraldi è bravissima nel mostrarlo, nel dirci come i due artisti lavorassero in modo simile, lasciando buoni margini all’imprevisto, anzi facendo dello stesso imprevisto la cifra del loro stile, la meta del loro sguardo. Caruso, il più grande successo di Dalla, nacque esattamente così: da un guasto della barca Catarro, in quel momento in rada nel golfo di Sorrento, dove si trovavano anche Ghirri e la stessa Baraldi, che fu la prima ad ascoltare il brano fresco di composizione.
Accanto agli intermezzi dedicati al Quijote di Paladino, in cui Dalla interpreta Sancho Panza (fenomenale la sequenza in cui sdraiato in una cantina stracolma di prosciutti, il nostro si produce in una serie di virtuosismi vocali da antologia), il film dà spazio ai ricordi di Lorenzo Mattotti, che del musicista bolognese fu fan fin da bambino, quando tra il ‘70 e il ‘71 Dalla condusse Gli eroi di cartone, programma della Rai dedicato al mondo dei fumetti.
Mattotti ripercorre la propria vita intrecciandosi con i successi di Dalla, facendoli rivivere dentro le sue illustrazioni, come quelle per il Pinocchio di Enzo D’Alò, al quale lavorarono insieme, incrociando le loro esistenze senza riuscire a incontrarsi però mai, se non durante una telefonata, in cui si riproposero di vedersi alla prima del film. Un appuntamento mancato, a causa dell’improvvisa morte del cantautore.
Dalle porte dell’universo
Un telefono suona ogni sera
Sotto un cielo di tutte le stelle
Di un’inquietante primavera
Bello sfuggente struggente fuggente. C est la vie.
Grazie