Fascinazioni

1923 Cristina Campo 29 APRILE Alejandra Pizarnik 1936

 

Credo che la corrispondenza con C.C. mi faccia del bene in quanto mi costringe a scrivere con chiarezza. La chiarezza è una virtù? Non so cosa siano le virtù. Conosco soltanto il desiderio. Uno dei miei desideri sarà di scrivere in una prosa come quella del mio articolo sulla Contessa. Penso che la necessità di sbarazzarsi dell’eccesso di profondità – per costringermi a specificare le circostanze esterne alla Contessa – mi abbia dato una libertà (e forse una profondità) che le mie stesse invenzioni, prive di dettagli concreti, non mi danno.

A. Pizarnik, Diari 1968

 

*

 

Anelli di cenere

 

Stanno le mie voci al canto
Perché non cantino loro,
i grigiamenti imbavagliati nell’alba,
i camuffati da uccello desolato nella pioggia.

C’è, nell’attesa,
una voce di lillà che si spezza.
E c’è, quando si fa giorno,
una scissione del sole in piccoli soli neri.
E quando è notte, sempre,
una tribù di parole mutilate
cerca asilo nella mia gola,
perché non cantino loro,
i funesti, i padroni del silenzio.

 a Cristina Campo

Anelli di cenere, traduzione di Claudio Cinti, in A. Pizarnik, La figlia dell’insonnia, Crocetti 2003.

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