Trasfusioni

Louis-Ferdinand Céline, Lettere dal fronte, a cura di Sabino Rubedi

 

Louis Destouches, il futuro Louis-Ferdinand Céline, l’autore del Viaggio al termine della notte e di Morte a credito, il 28 settembre del 1912, a diciotto anni, si arruola nell’esercito, per tre anni. È di stanza al 12° reggimento  corazzieri a Rambouillet.
Nel 1913 viene nominato caporale e il 5 maggio 1914 viene promosso sottufficiale col grado di Maresciallo d’alloggio.
Il 3 agosto 1914 la Germania dichiara guerra alla Francia.
Il reggimento di Louis Destouches è assegnato alla zona di guerra delle Fiandre francesi.
Il 27 ottobre 1914, a Poelkapelle, in collegamento tra un reggimento di fanteria e la propria brigata, Louis Destouches si offre volontario per portare un ordine, rimanendo gravemente ferito al braccio destro durante la missione.
Louis Destouches scrive trenta lettere dal fronte, tutte ai genitori. Qui se ne presentano tre.

Tutte le lettere sono tratte dal volume della Pléiade, Céline, Lettres.


 

Intorno al 21-25 agosto 1914.

Cari genitori
Ho appena ricevuto una lettera di mamma, scrivetemi sempre, ci distrae da questo spettacolo di orrore che ci è offerto. Abbiate fiducia, gli strani movimenti che facciamo celano certamente l’approssimarsi di una formidabile manovra. La marea tedesca continua a montare ma noi la strozzeremo ed è sulla loro pelle di cane che se ne torneranno nella tana. Diamo sempre il massimo delle nostre forze, ma questo non è niente al confronto della pietosa odissea degli abitanti dei villaggi occupati, che vedono bruciare da lontano quando cala la sera; ho appena visto una donna che ha perso 5 figli nella foresta scappando. Serve fiducia, è quella fiducia che fa la forza dei tedeschi… Che papà vada da Lacloche, in rue Octave Feuillet 29 mi ha detto. Va da Gorus a Rambouillet. Metti in salvo il mio completo satin se c’è ancora, perché non saprei con cosa vestirmi se torno.

*

Argonne, intorno al 10 settembre 1914

Ho in tasca la carta di mamma ma in generale le ferite sono poco gravi o mortali, non resta altra alternativa.
I combattimenti sono furiosi, mai ho visto né vedrò così tanto orrore, ci trasciniamo in mezzo a questo spettacolo quasi incoscienti, per l’abitudine al pericolo e soprattutto per la fatica opprimente che da un mese ci viene inflitta. Davanti alla coscienza si forma come una specie di velo. Dormiamo appena tre ore per notte e camminiamo come degli automi mossi dalla volontà istintiva di vincere o morire.
Niente di nuovo sul campo di battaglia. Quasi sulla stessa linea di fuoco da 3 giorni. I morti vengono rimpiazzati senza sosta dai vivi, a tal punto che formano dei cumuli che bruciamo, e in certi tratti si può attraversare la Mosa con piede fermo sui corpi dei tedeschi che tentano di passare e che la nostra artiglieria inghiotte senza tregua. La battaglia lascia l’impressione di una vasta fornace in cui sprofondano le forze vive delle due nazioni e dove la vittoria andrà alla meno stremata delle due…

*

15 settembre 1914

Cari Genitori
Ho ricevuto 3 vostre lettere da Nantes. Qui da 5 giorni non ci siamo fermati un attimo, così non ho potuto scrivervi. Il nostro convoglio si è trovato sotto il fuoco nemico per 15 minuti, fortunatamente quasi senza danni.
La stanchezza e il cattivo tempo cominciano a infliggere grandi devastazioni agli uomini e ai cavalli, il 35% è già stato evacuato, ora, a Rambouillet ci sono due squadroni intatti di Riservisti che non si sono mai mossi. A questo riguardo vorrei che papà andasse a Rambouillet per cercare di mettere in salvo le mie cose dal saccheggio e in particolare il mio completo perché se torno non saprei con cosa vestirmi.
Ciò che si vede è indescrivibile. Specialmente ieri ho visto sul bordo della strada i cadaveri di tre reclute che erano allievi attendenti al 12° Corazzieri quando sono stato nominato sottufficiale.
Ci sono dei villaggi a cui non ci si può avvicinare per la violenza dell’odore che ne fuoriesce. Non c’è un solo pozzo in cui non ci sia un cadavere.
Questa mattina per la prima volta siamo entrati in una città, a Verdun, dopo 48 giorni di avamposti.
La gente usciva per guardare lo spettacolo per niente banale di una divisione che bivacca senza sosta da 32 giorni e che dalla partenza ha percorso più di 3.000 km. Spero come tutti qui di vedere presto la fine di questa spaventosa carneficina in cui la vita umana non vale niente. Fortuna che la stanchezza ti impedisce di percepire tutti questi orrori con la massima intensità, e che si cammina sempre con una specie di casco sul cervello, perché non si dorme tutt’al più che 2 o 3 ore per notte. Le groppe dei cavalli sono piagate a tal punto che l’odore che sprigionano nell’accampamento è insopportabile quando gli togliamo le coperte. Comunque questo è niente dal momento che si riprende l’offensiva, sarebbe da sopportare almeno 20 volte tanto. Ma quello che ci ha tramortiti, è la lunga ritirata davanti alla marea selvaggia e specialmente la marcia notturna, decine di villaggi illuminano l’orizzonte, villaggi che avevamo occupato il giorno prima e che gli altri incendiano il giorno dopo perché fuggiamo al loro arrivo.
Vorrei che vedessi due o tre cose
1 — la mia tunica a Rambouillet
2 — vedere la signora Roux e ringraziarla
3 — vedere il signor o la signora Lacloche 29 rue Octave Feuillet e avere notizie.
Inoltre, mandarmi un maglione per pacco postale, è permesso, anche 2 paia di calzini, e aggiungo che le vostre lettere emanano un nervosismo nefasto, è comprensibile, ma vi supplico di avere coraggio, ne serve molto, anzi enormemente, soprattutto per lottare contro il sonno, per quanto stupido ciò possa sembrare. È una sofferenza più terribile del freddo e della fame. E molti preferirebbero subire 20 giorni di battaglia per 1 ora di sonno.
Se mi succede qualcosa ebbene sarò in compagnia degli altri 100.000 già caduti, lo sforzo principale è stato fatto, sono arrivati alle porte di Parigi, ma il colpo di reni è stato dato e la Germania è a terra, non resta che finirla, braccarla fino all’estremo limite, fino a che non ne resta più neanche uno. E Dio mio, se molti dei nostri resteranno sul terreno, saranno morti per qualcosa. Avranno fatto meglio che nel 70 e la famosa nuova generazione tanto declamata avrà provato che era almeno all’altezza delle precedenti.
Coraggio e spero a presto
Vostro figlio con affetto

Louis

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