David Eloy Rodríguez, Ufficio di produzione (fino alla fine del mondo), a cura di Lorenzo Mari
ANCHE SE NON MI CREDETE, PERMETTETEMI DI DIMOSTRARLO
Siamo soltanto neve nella palla di neve.
Vi dò alcuni dati:
Newton pronosticó la fine del mondo nel 2060
basandosi sulla sua interpretazione dell’Apocalisse.
Mosé, a quanto pare, balbettava.
Di Eschilo si dice che morì
perché sulla sua testa cadde una testuggine
che un’aquila teneva stretta nei suoi artigli.
Vi dò alcuni dati:
su Saturno ci sono piogge di diamanti.
Le Lettere ai Corinti
ai Corinti non sono mai arrivate.
Il montaggio del regista
non migliora il film
se il film è brutto.
Questo luogo era stato pensato come un giardino
e adesso è tutto macerie.
In questo luogo non si era pensato a niente
e adesso è un giardino.
Ci sono gorilla albini. Ci sono rose nere.
Ci sono illusioni fatali.
La scienza insinua che è plausibile
che abitiamo all’interno di un ologramma.
Non tutte le persone anelano
a salire per il versante sud dell’Annapurna,
non tutte le persone sono coscienti
della chimica delle cose minute.
Lo si trova nelle statistiche più affidabili:
la paura della morte
conduce alla schiavitù volontaria.
Lo si può vedere bene in questo grafico:
hanno inviato degli specialisti a recuperare gli smarriti nel labirinto,
e nel labirinto si sono smarriti a loro volta.
Si osservi: la passione non può tutto.
A volte si perde con la squadra
e il gioco migliori.
E comunque, diecimila ora dedicate
a qualcosa solitamente danno molti frutti.
Il miglior luogo
per nascondere un albero
è un bosco.
Come vi dicevo:
siamo soltanto
neve nella palla di neve.
OGNI ARPIONIERE DOVREBBE SAPERE CHE ESISTONO BALENE TROPPO GRANDI
I
La maggior parte degli arpionieri non ha letto Moby Dick.
Indicare la realtà non vuol dire accettarla.
Il pensiero liquido evapora velocemente.
Gli angeli non passano tutto il giorno
a riempire verbali.
Quando moriremo puzzeremo tutti.
Mormorino quel che vogliono
di ciascuno degli scomparsi.
II
Non serve a niente salire di piano
se stanno demolendo l’edificio.
Gli imprenditori della disinfezione
sognano nuove infezioni.
L’acciaio è puro e si lacera.
L’amore è puro e si rompe.
Accadono cose molto importanti
e noi non le vediamo.
III
Soggiogati, sul punto di dissolverci
nel nulla, tutto sul punto
di essere tutto centro, senza margini,
un centro assoluto e vuoto
per nuotare immobili.
Bisogna prestare molta attenzione
al fatto che si possano dimenticare i fondamentali.
Meglio essere francamente disorientati
che non avere un orientamento pessimo e risoluto.
IV
Invecchiano le cellule delle mele.
Invecchiano i ragazzi terribili.
Invecchia la Genesi.
Funziona così, ti dici. Tutto si rovina.
Gli almanacchi disordinati del tempo della felicità
ci ricordano che possiamo tutti impazzire di desiderio,
e a quel punto fanno la loro comparsa pure
gli errori fatali, il dolore, il danno.
Ci sono realtà difficili da superare.
Ci sono realtà difficili da dimenticare.
Si commettono più crimini in nome di Dio
che in nome del diavolo.
Meglio persuadere che sfidare.
Meglio, a volte, desistere che perseverare.
Ecco le parole da me rese al notaio
in questi tempi turbolenti.
UFFICIO DI PRODUZIONE (FINO ALLA FINE DEL MONDO)
Se occorresse guadare un fiume larghissimo e impetuoso,
dalle acque selvagge e torbide
—è impossibile, lo dicono in molti—,
se occorresse attraversare un deserto sconfinato,
una landa infestata di pericoli
—non ha fine, si rumoreggia—,
se solo mancasse qualche ora
per pensare e decidere, forse assurdamente, cosa fare,
se ci fosse bisogno di un piano, una soluzione, un miracolo,
di rimboccarsi le maniche e avere fiducia,
allora, come tante altre volte,
vorrei esservi accanto,
andare con voi, proseguire in avanti,
succeda quel che succeda.
NO ME CREAN, PERO PERMÍTANME DEMOSTRÁRSELO
Somos tan sólo nieve en la bola de nieve.
Traigo algunos datos:
Newton pronosticó el fin del mundo en 2060
a partir de su interpretación del Apocalipsis.
Moisés, al parecer, era tartamudo.
Dicen de Esquilo que murió
cuando cayó sobre su cabeza una tortuga
que un águila transportaba entre sus garras.
Traigo algunos datos:
en Saturno llueven diamantes.
Las Cartas a los Corintios
nunca llegaron a los Corintios.
El montaje del director
no mejora la película
si la película es mala.
Este lugar estaba pensado como jardín
y ahora son ruinas.
En este lugar no había pensado nada
y hoy es un jardín.
Hay gorilas albinos. Hay rosas negras.
Hay ilusiones fatales.
La ciencia insinúa que es plausible
que habitemos un holograma.
No todas las personas anhelan
subir la cara sur del Annapurna,
no todas las personas son conscientes
de la química de las cosas diminutas.
Lo señalan las estadísticas más fiables:
el miedo a la muerte
conduce a la esclavitud voluntaria.
Se puede comprobar en este gráfico:
enviaron a especialistas a rescatar a los perdidos en el laberinto,
pero también se perdieron en el laberinto.
Obsérvese: la pasión no lo puede todo.
A veces se pierde con el mejor equipo
y jugando mejor.
Aunque, de todos modos, diez mil horas dedicadas
a algo suelen dar para mucho.
El sitio óptimo
para esconder un árbol
es un bosque.
Ya les decía:
somos tan sólo
nieve en la bola de nieve
TODO ARPONERO DEBERÍA SABER QUE HAY BALLENAS DEMASIADO GRANDES
I
La mayoría de los arponeros no han leído Moby Dick.
Señalar la realidad no significa asumirla.
El pensamiento líquido se evapora rápido.
Los ángeles no se pasan todo el día
rellenando informes.
Todos oleremos mal cuando muramos.
Murmurarán lo que quieran
de cada desaparecido.
II
De nada sirve subir de nivel
si están derrumbando el edificio.
Los empresarios de la desinfección
sueñan con nuevas infecciones.
El acero es puro y se parte.
El amor es puro y se rompe.
Pasan cosas muy importantes
y no las vemos.
III
Subyugados, a punto de disolvernos
en la nada, a punto todo
de ser todo centro, sin márgenes,
un centro absoluto y vacío
para nadar inmóviles.
Hay que tener mucho cuidado
con que se nos pueda olvidar lo principal.
Mejor desorientados con franqueza
que con pésima y decidida orientación.
IV
Las células de las manzanas envejecen.
Los niños terribles envejecen.
El Génesis envejece.
Funciona así, te dices. Todo se estropea.
Los almanaques desordenados del tiempo de la felicidad
nos recuerdan que todos podemos enloquecer por el deseo,
y entonces aparecen, también,
los errores fatales, el dolor, el daño.
Hay realidades difíciles de vencer.
Hay realidades difíciles de olvidar.
En nombre de Dios se cometen más crímenes
que en el nombre del diablo.
Mejor persuadir que desafiar.
A veces mejor desistir que persistir.
Aquí mi palabra ante notario
en estos tiempos turbulentos.
DEPARTAMENTO DE PRODUCCIÓN (HASTA EL FIN DEL MUNDO)
Si hubiera que cruzar un río anchísimo y caudaloso,
de aguas salvajes y turbias
—es imposible, se escucha a los más—,
si hubiera que atravesar un desierto inabarcable,
un páramo plagado de peligros
—no tiene fin, se rumorea—,
si sólo quedaran unas horas
para pensar y decidir, quizás absurdamente, qué hacer,
si hiciera falta un plan, una solución, un milagro,
arrimar el hombro y confiar,
entonces, como tantas otras veces,
quisiera estar a vuestro lado,
ir con vosotros, continuar adelante,
suceda lo que suceda.
Pubblicato in una plaquette dalle meritorie Edizioni dell’Arca Felice nel 2012, con una litografia dell’artista Marco Vecchio, “Il desiderio è un ospite” di David Eloy Rodríguez è stato il primo testo di David Eloy Rodríguez a essere tradotto in italiano (e anche, con ogni probabilità, la mia prima traduzione, in assoluto). Da allora, sono state tante le attività progettate e realizzate insieme a David Eloy Rodríguez e altri poeti della sua generazione: dall’antologia Canto e demolizione. Otto poeti spagnoli contemporanei (Thauma 2013, tradotta insieme a Luca Salvi e Alessandro Drenaggi) fino alla traduzione dei Sonetti teologici di Agustín García Calvo (L’Arcolaio, 2019), con intervista all’autore firmata da Laura Casielles e, appunto, David Eloy Rodríguez. A dieci anni di distanza da quel primo tentativo, ritornare a tradurre e dialogare con David Eloy Rodríguez significa entrare in una camera ecoica, che non è solo quella dell’attività traduttiva, o poetica, in termini generali, ma anche uno dei significati profondi, e specifici, della Cámara de resonancia pubblicata l’anno scorso dall’autore per le edizioni La Garúa. È una camera degli echi che resta sempre aperta, come si legge in questa recensione del libro da parte di Tes Nehuén, perché è probabilmente vero che, nella scrittura “quasi aforística” dell’autore, la creazione poetica è innanzitutto l’iniziazione a una ricerca che, per quanto condotta in solitaria, finisce per avvicinarci al mondo e agli altri esseri che lo abitano. “El lenguaje es una superstición. / La poesía es un ritual”, scrive David Eloy Rodríguez, proprio in questo libro: “Il linguaggio è una superstizione. / La poesía è un rituale” che, quindi, si apre ogni volta a una nuova messa in scena. E, conoscendo David Eloy, messa in pratica.
Splendida proposta.