Fascinazioni

Giacomo Leopardi

Lo scopo dell’incivilimento moderno doveva essere di ricondurci appresso a poco alla civiltà antica offuscata ed estinta dalla barbarie dei tempi di mezzo. Ma quanto più considereremo l’antica civiltà, e la paragoneremo alla presente, tanto più dovremo convenire ch’ella era quasi nel giusto punto, e in quel mezzo tra i due eccessi, il quale solo poteva procurare all’uomo in società una certa felicità. La barbarie de’ tempi bassi non era una rozzezza primitiva, ma una corruzione del buono, perciò dannosissima e funestissima. Lo scopo dell’incivilimento dovea esser di togliere la ruggine alla spada già bella, o accrescergli solamente un poco di lustro. Ma siamo andati tanto oltre volendola raffinare e aguzzare che siamo presso a romperla. E osservate che l’incivilimento ha conservato in grandissima parte il cattivo dei tempi bassi, ch’essendo proprio loro, era più moderno, e tolto tutto quello che restava loro di buono dell’antico per la maggior vicinanza (del quale antico in tutto e per tutto abbiam fatto strage), come l’esistenza e un certo vigore del popolo, e dell’individuo, uno spirito nazionale, gli esercizi del corpo, un’originalità e varietà di caratteri costumi usanze ec. L’incivilimento ha mitigato la tirannide de’ bassi tempi, ma l’ha resa eterna, laddove allora non durava, tanto a cagione dell’eccesso, quanto per li motivi detti qui sopra. Spegnendo le commozioni e le turbolenze civili, in luogo di frenarle com’era scopo degli antichi (Montesquieu ripete sempre che le divisioni sono necessarie alla conservazione delle repubbliche, e ad impedire lo squilibrio dei poteri, ec. e nelle repubbliche ben ordinate non sono contrarie all’ordine, perché questo risulta dall’armonia e non dalla quiete e immobilità delle parti, nè dalla gravitazione smoderata e oppressiva delle une sulle altre, e che p. regola generale, dove tutto è tranquillo non c’è libertà), non ha assicurato l’ordine ma la perpetuità tranquillità e immutabilità del disordine, e la nullità della vita umana. In somma la civiltà moderna ci ha portati al lato opposto dell’antica, e non si può comprendere come due cose opposte debbano esser tutt’uno, vale a dire civiltà tutt’e due. Non si tratta di piccole differenze, si tratta di contrarietà sostanziali: o gli antichi non erano civili, o noi non lo siamo.
(10. Luglio 1820). [Zib., 162-163]


G. Leopardi, La strage delle illusioni, Adelphi 1992. A cura di Mario Andrea Rigoni.

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