Libri

Edmond Jabès, Il libro delle interrogazioni, Marietti 1995

 

“Essere l’universo, le stagioni dei vocaboli cullati, riconciliati; essere il silenzio nel riposo delle parole al di sopra delle loro lotte sanguinose; perché, spesso, i vocaboli sono archi, le parole sono frecce, luminose o oscure. Il senso di queste lotte? Una battaglia decisiva dove i vinti traditi dalla ferita tracciano, curvandosi, la pagina di scrittura dedicata dai vincitori all’eletto che, senza saperlo, l’ha scatenata. Di fatto, la battaglia ha luogo per affermare la supremazia del verbo sull’uomo, del verbo sul verbo. Gli eletti sono i barellieri che, nella loro fatuità, traggono onore e gloria da un compito che li espone ad un relativo pericolo.
E tuttavia il compito è bello – bello come un’avventuriera malata di sincerità. Ridare la vita a un ferito senza storia, restituirlo al mondo delle leggende e della storia. Ai miei racconti occorrono parole dalla piaga sempre aperta; parole curate, riportate alla vita.”

 

Il Libro delle interrogazioni è il libro della memoria. Alle ossessive domande sulla vita, la parola, la libertà, la scelta, la morte rispondono rabbini immaginari, la cui voce è la mia. Le risposte che dà quest’opera, due amanti perduti le leggono e, io stesso, ho tentato di ritrovare, in margine alla tradizione e attraverso i vocaboli, i cammini delle mie sorgenti. Per esistere si deve, prima di tutto, avere un nome; ma, per entrare nell’universo della scrittura, si deve aver assunto, con il proprio nome, la sorte di ciascun suono, di ciascun segno che lo perpetua. Da un idillio semplice e tragico si alza un canto d’amore che è, malgrado tutto, un canto di speranza. Questo canto ambisce a farci assistere alla nascita della parola e, in una dimensione più che reale, al crescere del grado di sofferenza che illumina una collettività perseguitata, il cui pianto è ripreso, di età in età, dai suoi martiri.

Edmond Jabès

Di questo libro mi ero ripromesso di non dir nulla. Ci sono opere che confidano nella nostra discrezione. Indicandole, facciamo loro torto; o, più propriamente, le sottraiamo al loro spazio che è quello della riservatezza e dell’amicizia. Ma giunge un momento in cui quella specie di austerità che è il centro di ogni libro importante, sia pure il più tenero e il più doloroso, lo libera da noi e rompe ogni legame. Il libro è ormai privo di appartenenza, ed è questo a consacrarlo libro.

Maurice Blanchot

E. Jabès, Il libro delle interrogazioni, Marietti 1995. Prefazione di Massimo Cacciari. Postfazione di Gianni Scalia.

Titolo originale: Le Livre des Questions, Éditions Gallimard 1963.

Edmond Jabès (1912-1991) nel 1947 pubblica Les Chansons pour le repas de l’ogre. Nel 1957 è costretto a lasciare l’Egitto e si stabilisce a Parigi. È del 1975 la raccolta completa e definitiva delle sue poesie, Je bâtis ma demeure (1947-1957). Dal ’63 al ’67 esce, presso Gallimard; e dal ’76 all’ ’80 il secondo ciclo, in tre volumi, de Le Livre des Ressemblances. Altre sue opere sono: Le petit livre de la subversion hors de soupçon, 1982; Le livre du dialogue, 1983; Récit, 1983; Le parcours, 1985.

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