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Andrea Cavalletti, L’immemorabile, Neri Pozza 2020

«Non siamo fatti di pensiero, né di carne e di sangue… siamo fatti di passato, e il passato non ci appartiene, e quel che non ci appartiene è indimenticabile».

Dalla quarta di copertina

A Vienna, nel 1825, un adolescente debole e svogliato fa molto parlare di sé. In pieno giorno piomba in un sonno profondo e muta personalità. Dormendo legge, scrive, gioca a carte, sfida divertito i medici, compie a occhi chiusi gli esercizi più sorprendenti. Un nuovo soggetto è apparso, o un secondo «io» ha ormai soppiantato il primo. Cavalletti registra puntigliosamente le apparizioni inquietanti di questo secondo «io» nella psicologia e nella letteratura degli ultimi due secoli. In uno scenario dominato da amnesie e sonnambulismo, allucinazioni e sogni a occhi aperti, il soggetto borghese, la cui identità sembrava così salda, si rivela abitato da maschere che sfuggono a ogni padronanza, in preda a uno sdoppiamento che non può in alcun modo essere ricomposto. Nei casi che Henri Bergson studierà con attenzione, nelle visioni ottenute da Théophile Gautier con l’aiuto dell’hascisc, fissate da Poe nelle proiezioni dell’incubo o rovesciate da Döblin in comiche parodie, le personalità si moltiplicano e si combattono, e persino la vita e la morte si scambiano le parti. E, alla fine, l’identità del soggetto occidentale si rivela essere una figura umbratile e costitutivamente doppia, che vive soltanto nei suoi mancamenti e nelle sue dimenticanze, nelle sue perdite e nelle sue distrazioni. Immemorabile e, precisamente per questo, indimenticabile.

A. Cavalletti, L’immemorabile. Il soggetto e i suoi doppi, Neri Pozza 2020.

Andrea Cavalletti insegna Storia della filosofia medievale presso l’Università di Verona. Collabora al supplemento «alias» del «manifesto». Tra i suoi saggi: La città biopolitica. Mitologie della sicurezza (Bruno Mondadori, 2005), Classe (Bollati Boringhieri, 2009), Suggestione. Potenza e limiti del fascino politico (Bollati Boringhieri, 2011) e Vertigine. La tentazione dell’identità (Bollati Boringhieri, 2019). Ha curato diverse opere di Furio Jesi (fra cui gli inediti Spartakus. Simbologia della rivolta, Bollati Boringhieri, 2000 e Bachofen, Bollati Boringhieri, 2005), il saggio di Chaim Nachman Bialik Halachah e Aggadah. Sulla legge ebraica (Bollati Boringhieri, 2006) e, per i tipi di Neri Pozza, il volume di Sergio Bettini, Venezia. Nascita di una città (2006). I suoi scritti sono tradotti in cinque lingue.

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