Salvatore Toma
Vorticosamente si girava
intorno alla montagna
come uccelli di mare.
Sembrava il mondo
un inferno incandescente
fra boschi e laghi roventi
mostri acrobatici
grattacieli disidratati
sbudellati in pieghe di dolore
e tante migliaia
di claksons scatenati.
Non c’era modo
quella notte d’estate
che si potesse dormire
finché stanco
non mi rigirai sul fianco opposto
a riprendere un sogno d’acqua
di tante sere fa
dove un falco si assetava
in una radura fiorita.
24.7.1978
*
ALLA DERIVA
Alla deriva
c’è soprattutto il mare
il mare vero
l’annientante malinconia
delle alghe morte
alla deriva
ci sono i sogni della sera
le ultime voci
dei fondali profondi.
Non posso essere vivo
e ricordare i morti
non voglio esser vivo
se devo ricordare i morti
da vivo non si vive
se ci accompagnano i morti
e l’ossessione della loro
esistenza.
Alla deriva
c’è invece il mare
il mare aperto infinito
alla deriva
c’è finalmente la vita
filtrata digerita
c’è la leggerezza
del corpo vuoto.
19.7.79
S. Toma, Poesie (1970-1983), Musicaos Editore 2020. A cura di Luciano Pagano.