Libri

Carlos D’Ercole, Casa come me / A house like me, Settecolori 2022

 

Per entrare in una casa non basta che ci sia qualcuno che apra la porta, è necessario che qualcuno bussi. “Sulla scia di Mario Praz che alla fine degli Anni Cinquanta raccontava la Casa della Vita, Carlos D’Ercole si avventura nelle dimore degli artisti ammirati, alla ricerca di libri, quadri, design e quant’altro sveli i gusti e i segreti degli intervistati…” Carlos D’Ercole negli Anni Duemila racconta la Casa come me: Dalla New York di Francesco Clemente alla Parigi di Miquel Barceló, dalla Roma di Abel Ferrara e Luigi Serrafini alla Milano di Mimmo Paladino, la casa a  Lisbona di Pedro Cabrita Reis, quella di Enrico Rava a Chiavari o di Paolo Fresu a Bologna, ogni casa diventa soglia dell’incontro. Pagina dopo pagina si ha l’impressione di passare di casa in casa attraverso una sola porta, quella dell’amicizia. Il libro è apparso nel 2022 per le Edizioni Settecolori.


ANTICAMERA

Ci sono quei giorni in cui non ho voglia di letture impegnative. Sfoglio con pigrizia un Thomas Pynchon e lo rimetto a posto. Quando è così preferisco rifugiarmi in un libro di interviste, di ritratti. Il rito prevede il recupero di qualche autore da me trascurato. Un paio di anni fa, rispolverando lo scaffale dedicato agli scrittori spagnoli, tra un Javier Cercas e un Javier Marías, ho ritrovato Penúltimas Resistencias di Juan Manuel de Prada.
È una raccolta di interviste a figure di spicco della letteratura spagnola. Sfilano tra i tanti Camilo José Cela, Antonio Muñoz Molina, Arturo Pérez Reverte, Francisco Rico.
All’inizio di ogni capitolo c’è la fotografia dell’intervistato, in genere comodamente seduto su una poltrona di casa sua, sullo sfondo biblioteche sterminate. Nulla più.
Una certa curiosità deve aver stuzzicato la mia fantasia. Cosa ci sarà in quelle case oltre a pile di Anagrama, di Tusquets, di Destino, di Seix Barral?
Era arrivato il momento di continuare il viaggio di Juan Manuel de Prada raccontando qualcosa di diverso. Avevo un unico freno, il suggerimento di Francisco Umbral: «Dalle visite alle case degli scrittori scoprii o ebbi la conferma del fatto che la letteratura è una questione piccolo borghese… perciò è meglio non andare a trovare nessuno scrittore». Chissà Paco aveva ragione. Sta di fatto che, nel buttar giù una lista di potenziali candidati per le mie intrusioni domestiche, mi accorgevo di avere per lo più amici artisti. E gli artisti tendono a essere generosi, ad aprirti la porta di casa, a collezionare opere di altri artisti, a condividere con te il momento della creazione, a non considerarti un voyeur impiccione. Così è stato con tutti coloro che hanno partecipato al gioco di Casa Come Me, che per di più hanno voluto regalarmi un pensiero, uno schizzo, una foto inedita, alla fine di ogni capitolo.
Le tante foto che arricchiscono il libro non hanno una didascalia, per non appesantire la lettura e non impigrire il lettore, libero di immaginare, di fantasticare su quello che sta contemplando.

UNA CASA A MILANO

«Nel 1964 mio zio mi portò alla Biennale di Venezia a vedere la Pop Art e quando tornai qui avevo sempre negli occhi quelle immagini… Penso che il mio lavoro sia segnato da quel mio primo contatto, con tutta una generazione americana più che europea, in particolare Rauschenberg e Jasper Johns. Mi impressionò moltissimo l’idea che si potesse fare dell’arte non solo con i pennelli ma anche con gli oggetti più disparati o con dei rottami, come faceva Chamberlain. Non riuscivo allora a intuire le finezze di un Jasper Johns, però fui completamente affascinato da quell’arte scenica. Incominciai a ritagliare, a incollare, a sperimentare… Ero avido di tutto, volevo provare tutto!».
Cinquant’anni dopo Mimmo Paladino ha mantenuto intatta questa voglia di contaminazione, di esplorazione di tutti i linguaggi artistici possibili: pittura, scultura, cinema, fotografia, teatro, scenografia.
Nella sua casa ultra-quarantennale di Largo La Foppa a Milano mi fa sedere nel suo studio, mi porge l’immancabile American Spirit arancione e mi fa vedere la sceneggiatura del suo prossimo film, Inferno (tratto da un testo teatrale di Edoardo Sanguineti) in cui personaggi danteschi come Ugolino si alternano a mostri sacri come Pitagora e Glenn Gould.
Inferno arriva quindici anni dopo il suo esordio con Quijote (tra gli interpreti Peppe Servillo e Lucio Dalla), a cui hanno fatto seguito Labyrinthus sulla vita di Gesualdo da Venosa (con Alessandro Haber) e il trittico Ho perso il cunto.
«Amo molto il cinema di Fellini, in cui una storia si costruisce facendola. Ma è Andrej Tarkovskij quello che mi ha segnato di più. “Dipingere lo schermo”, credo fosse una sua espressione. Un cinema evocativo, da pittore».
Solo adesso capisco la scultura omaggio all’ingresso; una croce ortodossa costruita con le iniziali (A e T) del regista russo, sotto a un multiplo di Pistoletto…

Credits foto: Valentina Sommariva

C. D’Ercole, Casa come me / A house like me, Edizioni Settecolori 2022.

Carlos D’Ercole è autore di Vita Sconnessa di Enzo Cucchi e Dizionario Gonzo. Ha inoltre curato la prima edizione italiana di Le Fogne del Paradiso di Albert Spaggiari e di La Notte che arrivai al Café Gijón di Francisco Umbral.

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