Libri

Nicola Zitara, L’unità d’Italia. Nascita di una colonia, Jaca Book 2010

 

[…] È fuori dubbio comunque che l’accelerazione del processo di formazione del capitalismo in Italia, dovuta all’unificazione politica, promosse tanto al Nord che nel Sud l’espulsione dalle occupazioni tradizionali di ingenti masse di contadini, di lavoratori a domicilio, di artigiani. Molti proprietari che prima si disinteressavano delle loro terre, contentandosi delle rendite, furono spinti a farsi imprenditori, a scacciare i coloni e ad organizzare forme di conduzione in economia. Dal canto loro, i coloni furono costretti dalla trasformazione dei canoni in natura in canoni in danaro, dalla pressione fiscale, dalla spirale produzione-mercato e mercato-consumo, introdotta dalla logica mercantile, a convertire la maggior parte della produzione, che era destinata al consumo familiare, in produzione per il mercato. Ma, pagati i canoni e le imposte, il denaro che rimaneva al contadino, per acquistare sul mercato i beni che prima produceva da sé, fu sempre più poco. Nel Mezzogiorno i coloni espulsi dalla terra e trasformati in braccianti, dopo un breve periodo, che corrisponde all’espansione delle colture specializzate in un mercato in espansione, nel quale ci furono larga occupazione e salari mediocri, videro calare successivamente domanda di lavoro e salari. Le condizioni di esistenza dei lavoratori della terra caddero a livelli bassi. Ma la fuga dalla terra non si accompagnò, dovunque in Italia, alla espansione di altre fonti di occupazione. Non è un caso infatti che subito dopo l’unificazione sia germinato quel connotato strutturale dell’economia italiana che è l’emigrazione. […]

Dal cap. VIII

Un classico contemporaneo, un libro tutt’oggi fondamentale per la comprensione del dibattito sul Mezzogiorno. Zitara svela la contraddizione soggiacente al processo unitario, che combina alla conquistata indipendenza di un Paese la drammatica trasformazione in colonia interna del suo Mezzogiorno. Affermazione di una nazione e insieme condanna alla dipendenza di una sua parte. Perché ci portiamo dietro la cosiddetta “questione meridionale”? Perché né governi, né opposizioni, né riforme sono riusciti a venire a capo di un continuo deterioramento sociale, economico e culturale. Senza cogliere le origini della contraddizione storica insita nell’evento unitario, nessuna “cura” è possibile. Il tema è più che mai attuale in un’Europa che sta creando sacche coloniali nei suoi margini orientali. Ma è attuale e cruciale per lo stesso sistema culturale italiano, poiché ci porta alle radici dei fenomeni di degrado, illegalità e violenza che letteratura e giornalismo costantemente documentano.

Dalla quarta di copertina

N. Zitara, L’unità d’Italia. Nascita di una colonia, Jaca Book 2010. Prefazione di Luciano Vasapollo.

Nicola Zitara, nato il 16 luglio 1927 a Siderno, laureato in Legge a Napoli, diviene vicedirettore del «Gazzettino dello Ionio», giornale indipendente che chiude nel 1966. Invitato a Vibo Valentia nella redazione di «Quaderni calabresi» quale caporedattore, porta la rivista, in accordo con il fondatore Francesco Tassone, verso una decisa critica economica e politica. Con Jaca Book pubblica il presente libro nel 1971 e Il proletariato esterno nel 1972 (ult. ed. 2018 con il titolo Il Mezzogiorno e le sue classi. Il proletariato esterno). Nel 2011 esce postumo L’invenzione del Mezzogiorno. Una storia finanziaria (ult. ed. 2017). Muore a Siderno il 1° ottobre 2010.

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