Trasfusioni

Georg Trakl, Solo con la sua stella, a cura di Antonio Devicienti

 

Il canto di Kaspar Hauser
per Bessie Loos

Amava davvero il sole che purpureo discendeva la collina,
i sentieri del bosco, il nero uccello che cantava
e la gioia del verde.

Serio era il suo abitare nell’ombra dell’albero
e puro il suo sguardo.
Dio insufflò una quieta fiamma nel suo cuore:
oh uomo!

Quieta il suo passo incontrò la città alla sera;
il buio lamento della sua bocca:
voglio diventare un cavaliere.

Ma lo seguivano cespugli e animali,
case e giardini crepuscolari di bianchi uomini
e il suo assassino lo cercava.

Primavera ed estate e bello l’autunno
di chi è giusto, il suo passo silenzioso
per le buie stanze dei sognanti.
Di notte restava da solo con la sua stella;

vide che la neve cadeva tra i rami spogli
e nel corridoio di casa al crepuscolo l’ombra dell’assassino.

Argenteo s’abbatté il capo del non nato.

 

Für Bessie Loos

Er wahrlich liebte die Sonne, die purpurn den Hügel hinabstieg,
Die Wege des Walds, den singenden Schwarzvogel
Und die Freude des Grüns.

Ernsthaft war sein Wohnen im Schatten des Baums
Und rein sein Antlitz.
Gott sprach eine sanfte Flamme zu seinem Herzen:
O Mensch!

Stille fand sein Schritt die Stadt am Abend;
Die dunkle Klage seines Munds:
Ich will ein Reiter werden.

Ihm aber folgte Busch und Tier,
Haus und Dämmergarten weisser Menschen
Und sein Mörder suchte nach ihm.

Frühling und Sommer und schön der Herbst
Des Gerechten, sein leiser Schritt
An den dunklen Zimmern Träumender hin.
Nachts blieb er mit seinem Stern allein;

Sah, dass Schnee fiel in kahles Gezweig
Und im dämmernden Hausflur den Schatten des Mörders.

Silbern sank des Ungebornen Haupt hin.

 

Da Georg Trakl, Kaspar Hauser Lied 1913.


Georg Trakl è uno dei molti artisti che, specialmente nell’area culturale tedesca, si sono ispirati all’enigmatica vicenda di Kaspar Hauser – si pensi soltanto a Peter Handke e a Werner Herzog; Trakl intesse il proprio canto in poesia accogliendo l’idea che il trovatello Kaspar Hauser abbia incarnato il fanciullo innocente e ancora non corrotto dalla civiltà e perseguitato, odiato e addirittura assassinato proprio perché diverso.
Georg Trakl, interprete della finis Austriae e quindi del tramonto dell’intera civiltà europea, avverte nella “stella” di Kaspar Hauser il destino di chi, miracolosamente incorrotto, è capace di conservare un dialogo ancora diretto con la natura e che proprio per questo inquieta e disturba i “buoni” borghesi sollecitandone involontariamente odio e rifiuto.
La solitudine di Kaspar Hauser sembra essere la stessa del poeta la cui voce s’accende nelle stanze e nei sogni degli uomini, la frase famosa («Voglio essere un cavaliere come lo era mio padre») che il ragazzo avrebbe pronunciato nei primi momenti di quando improvvisamente, il 26 maggio 1828, comparve in una piazza di Norimberga, diventa emblema della reiterata volontà di Trakl di dedicarsi alla poesia, “lamento-Klage” che l’oscura bocca di Hauser-Trakl  pronuncia in tempi orrendi.
Il verso «Ernsthaft war sein Wohnen im Schatten des Baums / Serio era il suo abitare nell’ombra dell’albero» mi ha fatto pensare all’abitare di Hölderlin, a questa parola e concetto-chiave che attraversa la poesia di lingua tedesca, perché, se è vero che “poeticamente abita l’uomo sulla terra”, è anche vero che la stella di Kaspar Hauser ne segna il suo essere esposto alla violenza, il suo essere vittima predestinata di odio e di esclusione.
Il canto di Trakl è canto di pietas e di melancolia, contemplazione di una possibilità (negata) del vivere.

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