Fascinazioni

Pierre Autin-Grenier

 

Sabato 31 dicembre
San Silvestro

Mezzanotte, getto una cosa completamente sfatta in un letto di ferro e alla fine la cosa trova un sonno che vorrebbe senza risveglio. Sono io.

 

Domenica 1 gennaio
Capodanno

È la brezza leggera che fa tremare l’acqua del lago, o è piuttosto il vecchio scafo del veliero blu, insabbiato dalle parti dei giunchi? L’improvvisa schiarita nelle tenebre del giorno, la dobbiamo al sole che squarcia il silenzio o all’albero nudo i cui rami morti per un istante si scostano, per discretamente far posto a un paese più luminoso? E i ciottoli bianchi, sul bordo del sentiero, cosa aspettano così pazientemente se non un’ardente promessa di viaggi lontani?

È a forza del disprezzo per tutte queste cose all’apparenza insignificanti che noi sprofondiamo nella follia dell’efficacia immediata. Il vivere allora ha bisogno di violente tempeste, feroci canicole e strade senza sassi, tracciate veloci attraverso pianure e montagne. Al resto non accordiamo che un solo sguardo, furiosi come siamo di includerlo nel calendario del tempo perso.

Nel cuore di alcuni soltanto, l’imperiosa necessità delle cose inutili si impone da se stessa. Essi vegliano; soppesano l’imponderabile e proteggono l’effimero. Sanno troppo bene, dal fondo della loro tranquilla disperazione, come d’un tratto il mondo crollerebbe se sopprimessimo tutto quello che non serve a niente.


Da Les Radis Bleus, 2018. Traduzione di Bruno di Biase.

Pierre Autin-Grenier (Lione, 4 aprile 1947 – Caluire-et-Cuire, 12 aprile 2014), poeta, prosatore, orticoltore e apicoltore. Maestro della forma breve e dell’humour nero; cantore dell’insignificanza, bardo dei bistrot e delle petites gens; cultore della disperazione gioiosa.

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