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Danilo Kiš, Poesie, FinisTerrae di Ibis 2022

 

Domani 

      Ogni sera, stanco dei desideri irrealizzati ma sempre 
con un tremito di speranza nel cuore, sussurro una parola: 
      Domani! 
      Domani qualcuno mi dirà: figlio; 
      domani qualcuno mi dirà: caro; 
      domani lei mi dirà: … ti amo; 
      domani seppellirò tutto il dolore in una tomba, in una 
tomba senza croce, senza segno perché non ne rimanga il 
ricordo; 
      domani… 
      E così per 365 giorni all’anno – 
      Domani!… Domani! 

 

Danilo Kiš aveva un rapporto particolare con la poesia caratterizzato da ammirazione ma anche da profonda diffidenza. Con grande dedizione Kiš ha tradotto poesie di Lautréamont, Endre Ady, Osip Mandel’štam, Marina Cvetaeva e molti altri. La poesia propriamente detta (perché la sua prosa non manca certo di poesia) è però rimasta sempre ai margini della sua attività letteraria. Ma proprio la continuità tematica, la corrispondenza nella forza delle immagini, nei passaggi dall’onirico al grottesco, rendono le poesie di Kiš una chiave fondamentale per la conoscenza di questo autore che, pur nella sua breve parabola, è senz’altro uno dei più significativi del Novecento europeo.

Dal risvolto 

D. Kiš, Poesie, FinisTerrae di Ibis 2022. A cura di Margherita Carbonaro e Slavo Šerc.

Danilo Kiš (Subotica 1935-Parigi 1989) si definiva un autore jugoslavo che scrive in serbo-croato. Ha vissuto a Belgrado e a Parigi. Ha scritto, ha scavato nel suo tempo, ha attraversato i generi letterari lasciando sempre sulla carta un’impronta inconfondibile. Tra le sue opere ricordiamo Giardino, cenere (1965), Dolori precoci (1969), Clessidra (1971), Enciclopedia dei morti (1983) e la raccolta di interviste e saggi Homo poeticus (2009).

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