Libri

Marco Amendolara, La passione prima del gelo, La Vita Felice 2016

 

Indimenticabile Marco. Perduto Marco. Non perduto. La sua poesia, la sua (troppo breve) esperienza di vita, il suo “male di vivere”, il dolore, la disperata ironia, tutto questo – e ben altro – ecco che compare e traspare (e pure “scompare”, pare scomparire: incredibile…) dai suoi scritti, dalle sue riflessioni, dalle sue (dalle loro) conclusioni. Da tutta la vita sua e da quella dei versi. Che dire? Dirò ancora, brevissimamente, da alcuni titoli dei suoi libri: Rime amare, Fogli selvatici, La musa meccanica, L’alfiere amoroso, L’amore alle porte, Doppio magma, Il corpo e l’orto, La passione prima del gelo, e così via, così via…
Caro Marco, caro indimenticabile Amico nostro, «forse è la fine che viene a liberarti», come hai scritto? Non sappiamo, non so, e forse non vogliamo saperlo. So, sappiamo soltanto che la tua poesia, la tua parola sono grandi, e che tanto ci mancano, ci manchi.

Mariella Bettarini

Dal risvolto

[…] La poesia di Marco Amendolara impone uno sguardo verso le pluralità che la scrittura offre, verso le realtà dell’intorno, o a quelle sue possibili prossimità; scriveva nel suo giovanile saggio La musa meccanica (1984) ma che già faceva intuire la precoce intelligenza critica dell’autore campano: «come può avvenire […] l'”avvicinamento” della poesia al mondo pratico e “contingente”? […] sfruttando “occasioni di vicinanza”, cioè plausibili comuni denominatori che la poesia può avere con la realtà […]; oppure attuando una forma di sublimazione artistica, nel senso di fusione dell’arte poetica con la realtà stessa». Una poesia quindi piena di voci, costruita con l’altro che è in ognuno di noi, con una lontananza intesa come viaggio verso, passaggio in cerca, trascorrenza di un percorso in cui la parola trova la lingua, la propria e l’altrui. In questa ricerca non c’è la lingua di un paese, di una cultura, bensì il volgere di uno scrivere in cui l’autore salernitano sceglie, o meglio ci sceglie una lingua che si trasforma, si traduce nel tempo, negli attraversamenti, nei ricordi di un ritorno o di un’assenza. […]

Dalla postfazione di Alessandro Ghignoli

 

Non è l’alba a incantare di sé
I voli e le acque, i fogli del tramonto:
Piuttosto un’ombra, un’inquietudine
Notturna, un soffio di iceberg
Che raggela lo sguardo e lo incupisce.
S’incastona di sé madonna C.
In sé raggomitolandosi, in sé chiudendosi
Come chiave che abbia nel sigillo
Il numero dei denti.
Sulla pietra egizia lo scarabeo
Guarda nel mare e nei fondali le strane
Forme viventi, gli animali
Che dei loro corpi fanno e faranno
Continuamente polvere e cenere, acqua e miele.
Ma nella morte
La cifra della vita si ripete,
E l’orizzonte delle ciglia
S’inabissa nell’argento acqueo
Dei luoghi, o – inutilmente –
Nel laccio d’oro cronologico,
Nella stupenda magia delle ametiste.

*

Confessione

Vorrei esistere fuori d’ogni crudeltà
– esterna o personale –
e scomparire salvo,
senza noia e senza gioia.

*

I corpi fanno natura, sono natura,
chiusi in quel carcere buio senza conoscersi,
aspettando l’uscita, la resurrezione.
Il corpo con nessun corpo coincide.
Animata da un’energia silente,
persona, animale, ogni presenza
partecipa di questo mistero
che vede tutto finire
e tutto iniziare, e noi inseguiamo
quelle ombre, enigma del cominciamento,
pazienti, impazzendo piano,
pronti a qualsiasi umiliazione,
pur di essere vivi e innocenti,
in eterno.

 

M. Amendolara, La passione prima del gelo. Poesie 1985-2008, La Vita Felice 2016. Postfazione di Alessandro Ghignoli.

Marco Amendolara, poeta, critico letterario e d’arte, traduttore di poesia latina, laureato in Filosofia e in Lettere moderne è nato a Salerno il 17 ottobre 1968. Nel 1984 pubblica il saggio sulla teoria della poesia La musa meccanica, Ripostes, Salerno-Roma (questa edizione con lo pseudonimo di Omar Dalmjró), testo riedito “con minime varianti, aggiunte, omissioni” nel 1994, presso Pellicanolibri, Roma. Tra gli altri lavori critici: Allegoria di Oscar Wilde (ancora Omar Dalmjró, Ripostes 1987); Indagine su Oscar Wilde, Ripostes 1994; Taverne e fantasmi, La fabbrica felice, Cetara 1994; Apparizioni a mezzogiorno. Interventi sull’arte contemporanea, Tesauro e la fabbrica felice, Cetara 1999; Tinture disumane. Arte mista ad altro, Tesauro e la fabbrica felice 2001; Doppio magma. Arte e scrittura in Soffici, Savinio, De Pisis, Cremona, Tesauro e la fabbrica felice 2002; Parole variopinte, Tesauro e la fabbrica felice 2004; La tentazione poliedrica. Artisti-scrittori del Novecento, a cura di Mario Fresa, Edizioni L’Arca Felice, Salerno 2010.
Ha pubblicato raccolte di prose e aforismi: Tetralogie, Ripostes 1986 (come Omar Dalmjrò); Mani addosso, La fabbrica felice 1998; Vascelli, tatuaggi, selve e saette, Marocchino blu, Lucca 2002 e il suo lavoro di traduttore è raccolto nei volumi Catulliane e altre versioni, Tesauro e La fabbrica felice 2002; Carmi taroccati. Contraffazioni, trucchi, simulazioni, Ripostes 2003 e L’alfiere amoroso, Ripostes 2004. Ha curato, inoltre, volumi su Lewis Carroll, Contessa Lara, Remigio Zena, Giovanni Camerana, Georges Simenon.
Numerose le raccolte di poesia: Rime amare, in AA. VV., Festa delle idee, a cura di Ugo Marano, Capriglia 1984; Città di passaggio, con Ugo Marano, La fabbrica felice 1985; Rimmel, Extravagantes, Ravello 1986 (queste prime tre opere come Omar Dalmjrò); Misteri di Seymour, Altri Termini, Napoli 1989; Fogli selvatici, con Ugo Marano, La Fabbrica Felice 1993; Stelle e devianze, La Fabbrica Felice 1993; Epigrammi, Nuova Frontiera, Salerno 2006; La passione prima del gelo (autoantologia di poesie e traduzioni, Ripostes e Marocchino blu 2007); L’amore alle porte, Plectica & Bishop, Salerno-Giffoni Sei Casali 2007; La bevanda di Mitridate, Marocchino Blu 2008; Il corpo e l’orto. Poesie 2005-2008, La Vita Felice, Milano 2014.
Ha svolto anche un’intensa attività pubblicistica, collaborando a vari periodici e quotidiani, tra i quali «Il giornale d’Italia», «Il Mattino», «Caffè Michelangiolo», «L’area di Broca», «Frontiera immaginifica».
Muore di sua volontà, a Salerno, il 16 luglio 2008.

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