Al Direttore della «St Jame’s Gazette»

27 giugno [1890]
16 Tite Street

Signore,
poiché lei continua, anche se in modo un po’ più blando di prima, i suoi attacchi contro me e il mio libro, non soltanto mi dà il diritto, ma mi impone il dovere di replicare.
Nel suo numero di oggi lei afferma che io l’ho travisata quando ho detto che lei aveva suggerito che un libro perverso come il mio dovrebbe essere «sequestrato e soppresso da un governo Tory». Ora, lei non l’aveva proposto, ma l’aveva suggerito. Quando dichiara di non sapere se il governo interverrà sul mio libro o no, e nota che gli autori di libri molto meno perversi sono stati perseguiti a termini di legge, il suggerimento è anche troppo ovvio. Protestando di essere stato travisato, lei non mi sembra, signore, del tutto in buona fede. Tuttavia, per quanto la cosa mi riguarda, il suggerimento non ha alcuna importanza. Quello che ha importanza è che il direttore di un giornale come il suo sembri sostenere la teoria mostruosa secondo cui il governo di un paese dovrebbe esercitare una censura sopra la letteratura di fantasia. Questa è una teoria contro la quale io e ogni letterato di mia conoscenza protestiamo con tutte le nostre forze; e qualunque critico dia a vedere di trovare ragionevole una simile teoria, si mostra allo stesso tempo affatto incapace di comprendere cosa sia la letteratura, e quali siano i diritti  che la letteratura possiede. Tanto varrebbe che un governo tentasse di insegnare ai pittori a dipingere o agli scultori a modellare, se tenta di interferire nello stile, nel trattamento e nel materiale dell’artista della letteratura, e nessuno scrittore, per quanto eminente o oscuro, dovrebbe mai dare la propria sanzione a una teoria che degraderebbe la letteratura assai più di quanto qualunque libro didattico o cosiddetto immorale potrebbe mai fare. […]

Da In difesa di «Dorian Gray», in O. Wilde, Opere, Meridiani Mondadori 2006.