Fascinazioni

Andrea Emo

 

Nessun uomo politico che si presenti al popolo per chiedere, al popolo stesso, di dominarlo (a un popolo che gridando libertà non chiede in realtà che di essere dominato), nessun uomo politico osa dire al suo grande elettore quello che il popolo inconsciamente sa e vuole: cioè che, nel nostro mondo tecnico scientifico e razionale (e pertanto disantropomorfizzato), la libertà è impossibile. La libertà, come l’arte e lo Spirito, è una Ifigenia sacrificata al progresso; così come l’arte, la religione, la fede, lo Spirito. Tutte vittime della dissacrazione (che è anche disantropomorfizzazione), esigenza prima della scienza, dissacrazione essenziale. Ifigenia viene sacrificata (cioè etimologicamente resa sacra) sull’altare della dissacrazione (ma ci sono ancora degli altari?). Non vi sono più altari di consacrazione.
(Quaderno 347, 1972)

Politica. Il potere, quando lo si esercita, è il tutto (quando non lo si esercita, è niente); e i partiti, che etimologicamente e realmente sono la parte, aspirano al tutto, al potere unico, ciò che dovrebbe essere considerato sacrilego. Il partito, come dice il suo nome, è una separazione, una separazione dal tutto. Il partito, come il pensiero, è un’eresia, un’opposizione; è un opporsi al tutto come è, e insieme la volontà di ricostituire il tutto mediante questa separazione. L’orgoglio del potere, l’orgoglio del tutto, è di essere una separazione; forse, la separazione dal tutto è la diversità dal tutto, la diversità dalla totalità che solo la separazione può dare, quando ridiventa totalità. Quando naufraga in questo errare.
(Quaderno 377, 1976)

Il popolo vuole il Potere; ora il Potere è l’impossibile, cioè il suo contrario. Così come la conoscenza è l’inconoscibile, cioè il suo contrario. Ma il potere e la conoscenza non sarebbero incantevoli e affascinanti, non sarebbero desiderati, se non fossero l’impossibile e l’inconoscibile. La conoscenza non è degna di sé, se si accontenta dell’oggettivo, della terra che sta sotto i piedi. Vuole il regno dei cieli, la soggettività che è l’irraggiungibile.
(Quaderno 355, 1973)

La società ideale è quella in cui ciascuno ha bisogno dell’altro. Il pericolo comincia quando alcuni ceti o alcuni gruppi, alcuni uomini, si sentono indipendenti da tutti gli altri, e sentono di poter vivere senza gli altri, non avendone bisogno. Costoro sentono di essere sufficienti a se stessi, e perciò diversi e superiori – figli del cielo.
(Quaderno 251, 1962)

Quegli individui che noi denominiamo “singolari”, sono in realtà così singolari appunto perché in sé plurali, perché contengono in sé molti individui diversi e contrastanti.
(Quaderno 262, 1963)


A. Emo, Verso la notte e le sue ignote costellazioni. Scritti sulla Politica e la Storia, Gallucci 2014. A cura di Massimo Donà e Raffaella Toffolo. Introduzione di Emanuele Severino.

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