Fascinazioni

Pier Paolo Pasolini

  

I sogni ideologici

A che punto è cominciata la Storia?
Non si può certamente tentare in proposito alcuna ipotesi, nemmeno in queste pagine dettate da un «empirismo eretico» pieno di timori ma anche di temerarietà.
Ma perché no? Io potrei dire  che la Storia ha avuto inizio nel momento in cui l’uomo ha smesso di vivere soltanto ed è cominciato a vivere attraverso dei pretesti. Ciò era inevitabile, nel distinguersi dallo stato animale ecc.: ma nel momento in cui il vivere ha cominciato a investirsi o a tradursi totalmente in una qualsiasi interpretazione della realtà, è certamente cominciato al posto di un sogno innocente, un sogno orribile; al posto di un sogno fatto di visioni, un sogno di pretesti, ossia di scuse per poter vivere, per riempire comunque la vita: che così si è cominciata a presentare come un vuoto (mentre è evidentemente un tutto). Gli anni, i giorni, i minuti hanno cominciato a chiedere, a pretendere di essere «riempiti», cioè di essere vissuti come adempimento di certe regole: la fraternità umana se ne è ferocemente nutrita. La vita, sotto sotto, nei vari momenti del sogno storico, continuava naturalmente ad avere certe sue «qualità» reali. Mai, mai una volta gli uomini hanno cercato veramente di capirle. Essi le trasformavano subito nei pretesti che fanno «sognare dentro il sogno»: ossia riducevano la vita (irriducibile per definizione) a una qualità di vita». In cosa consiste questa «qualità di vita»? Innanzi tutto, essa si presenta come una serie di doveri: le comunità, le società, le istituzioni, i diritti non sono che i prodotti di una specie di gioco che distrae da quella vita che non è scissa mai, in alcun modo, dalla morte. Anche la vita dei bambini è, per detrazione o per immaturità, vuota: ed essi appunto la riempiono giocando. Il loro gioco (che però prevede l’altro Gioco che li aspetta) è gioioso e vitale: forse anche il Gioco della Storia è stato (in qualche momento inaugurale) pieno di gioiosa vitalità; ma poiché esso era in realtà una rinuncia non poteva non degenerare, e diventare ciò che è, ossia la Storia coi suoi doveri e i suoi ricatti.
A guardarla senza pietà, la nostra vita non è altro che l’applicazione delle regole di una «qualità di vita» che è tipica del nostro periodo storico. È come un sistema paranoico. Nulla vi è di incoerente. L’autentico non c’è mai, perché anche se qualcosa che si avvicina all’autentico (profondo o imprevisto) ci accade, esso non è altro che la realizzazione di ciò che la nostra «qualità di vita», conscia della propria violenza, ammette come contraddittorio o liberatorio.
La coscienza di questo crea i sogni ideologici di palingenesi, cioè della ricostituzione di una qualità di vita originaria. Senonché immediatamente questi sogni ideologici ridivengono parte del Gioco della Storia: anzi, appunto perché sono nuovi, o innovatori, obbligano al gioco con ancora maggiore aggressività  e violenza. Essi generalmente identificano l’aggressività e la violenza nel «diritto» di una società storica (quella in opposizione a cui si formano): ma coi cosa fanno? Ne prospettano subito un’altra, con altre qualità di vita, che però son sempre qualità di vita, cioè riempitivi. […]


P.P. Pasolini, da «Nuovi Argomenti», n.s. 22, aprile-giugno 1971 in Saggi sulla politica e sulla società, Meridiani Mondadori 2016.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *