Fascinazioni

Cristina Campo – Simone Weil

Di seguito alcuni testi di Simone Weil tradotti da Cristina Campo.


  

Si considera sempre l’estetica come uno studio speciale, mentre è la chiave delle verità soprannaturali.

Il bello supera l’intelligenza, eppure ogni cosa bella ci offre qualcosa da comprendere, non in se stessa ma nel nostro destino.

Il poeta produce il bello per mezzo dell’attenzione sul reale. Così l’atto d’amore. Sapere che quell’uomo, che ha fame e freddo, esiste veramente quanto esisto io e ha veramente fame e freddo – questo basta, il resto segue spontaneamente.
I valori autentici e puri di vero, di bello, di bene nell’attività di un essere umano si producono con un solo e unico atto, una certa applicazione all’oggetto della pienezza dell’attenzione.
L’insegnamento non dovrebbe avere per fine che di preparare la possibilità di un tale atto con l’esercizio dell’attenzione.
Tutti gli altri vantaggi dell’istruzione sono senza interesse. 

Ascoltare qualcuno è mettersi al suo posto mentre parla. Mettersi al posto di un essere di cui la carne sia mutilata dalla sventura o si trovi nell’immediato pericolo di esserlo, è annientare la propria anima. È più difficile di quanto non lo sarebbe il suicidio per un bambino felice di vivere. Così nessuno ascolta gli sventurati. Essi si trovano nello stato di chi abbia avuto la lingua tagliata e dimentichi, di tanto in tanto, la propria infermità. Le labbra si agitano e nessun suono viene a colpire l’orecchio. Essi stessi sono rapidamente colpiti da impotenza nell’uso del linguaggio per la certezza di non essere intesi.

L’amicizia è il miracolo per il quale un essere umano accetta di guardare, a distanza e senza accostarsi, quello stesso essere che gli è necessario come nutrimento.

L’amore carnale è una ricerca dell’Incarnazione. Si vuole amare in un essere umano la bellezza del mondo: non la bellezza del mondo in generale ma quella bellezza specifica che il mondo offre a ciascuno e che corrisponde esattamente allo stato del suo corpo e della sua anima.

La Grecia non lavorò che a costruire ponti. Tutta la sua civiltà è fatta di questo. La sua religione dei Misteri, la sua filosofia, la sua arte meravigliosa, quella scienza che è sua invenzione e tutti i rami della scienza, tutto ciò non furono che ponti tra Dio e l’uomo. Salvo il primo, noi abbiamo ereditato tutti i quei ponti. Ne abbiamo di molto sopraelevato l’architettura. Ma ora crediamo che siano fatti per prendervi dimora stabile. Non sappiamo che essi esistono perché vi si passi sopra: ignoriamo, a passarci, che cosa troveremmo dall’altra parte.


Cristina Campo. In immagini e parole, Ripostes 2002. A cura di Domenico Brancale.

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