Adriano Napoli – Sotto la croce
Sotto la croce
XIV Stazioni
I
Sedetevi qui, mentre io prego
Le pietre tra
Le aiuole ricordano
I frantoi di una volta
Era una giornata di febbre
Poi come una convalescenza
Il mare
II
Tutte le volte che rabbrividisco
È segno che una pena continua
A visitarmi
Indugia appena sulla soglia
Del mio animo
E dopo avermi per un attimo
Guardato sorridendo
Si allontana
III
Ad ogni risveglio avverto nell’aria
Un profumo che non riconosco
Come un ricordo
Che mi chiama da lontano
IV
Solo se continui a nasconderti
Tra le rocce e il vuoto dell’aria
Io continuerò a cercarti
V
Ho smarrito tutti i doni che avevo
Con tanta cura preparato
MI resta in tasca una scheggia
Di pietra raccolta sul terreno
La stringo tra le dita come un cieco
S’imprime nella mente la forma
Di un oggetto sconosciuto
Che un altro passando ha gettato via
VI
Oscura la vita degli oggetti
Anche su di loro un Destino incombe
Come quella ciotola color del mare
Un tempo creata per servire a qualcuno
Ora ci guarda dal fondo del burrone
Maceria tra macerie
Ancora persuasa della propria
Responsabilità
VII
Quella ragazza ogni giorno ritorna
Alla stessa ora allo stesso binario
E si volta indietro a rileggere
Il cartello della stazione
Prima che ogni nome passi
VIII
Prima di conoscere le parole
La voce di una campana nel mattino
Mi ha insegnato a fiorire nel vuoto
Di una foglia calpestata confusa
Nella terra su cui il Tempo passando
Ha impresso la sua orma
IX
Scende la sera
Oltre gli ulivi
Qualcosa si muove
L’Amore?
La sete?
La vita come un
Soffio
Il Nulla
O il cuore
Che viene meno?
X
La terra nel tramonto
È una distesa di sudore
E sangue
Un uomo e una donna
Camminano nei campi
Ogni tanto si fermano
Sul ciglio della strada
E strappano un filo d’erba
XI
Nel cielo volteggiano enormi
Gli aquiloni
Prima che annotti scenderanno
Tra le rocce
Come sazi pellicani
XII
Vedere fiorire un croco
Violento nella neve
La lotta invisibile
Tra la terra e il fiore
Finché una tenera foglia
Non rompa
La dura crosta
Del suolo
E l’inaudita ferita
Dell’azzurro si allunghi
In questo perimetro di vuoto
A richiamare la luce
XIII
Le tue braccia
Rami dell’invisibile
Tu mio Albero
Nuda radice
Mia quotidiana incarnazione
Alto dove il mondo è passato
Con un volto
Un’agonia
Un sorriso
E solo l’inverno resta
XIV
Le tue braccia tese
Dove il mondo ancora
Non è nato
Sono venuto per cantare
La mia fedeltà al mattino
Testo inedito. Foto di Adriano Napoli.