Rosmarie Waldrop, La riproduzione dei profili, FinisTerrae di Ibis 2021
Nella collana “Le Meteore” (FinisTerrae di Ibis), a cura di Domenico Brancale e Anna Ruchat, esce nei prossimi giorni in libreria per la prima volta in Italia un libro di Rosmarie Waldrop, La riproduzione dei profili, nella traduzione di Maristella Bonomo. Riportiamo il testo introduttivo dell’autrice e una poesia.
Rosmarie Waldrop
Note su LA RIPRODUZIONE DEI PROFILI
Le poesie cominciano tutte con degli enunciati da Wittgenstein, ma provando a sovvertire la certezza e l’autorità della logica dall’interno. O forse dovrei dire che le poesie creano una logica differente, meno lineare, che attinge alle parti della nostra natura più selvaggia, imprevedibile.
Lavorano con una sintassi logica (tutti quei “se… allora” e “poiché”) ma slittando costantemente tra sistemi di riferimento. In particolare, mettono a tema il corpo della donna e giocano con vecchi archetipi di genere inerenti alla logica e alla mentalità “maschile”, mentre il “femminile” designa ciò che è illogico: l’emozione, il corpo, la materia. Spero che il costante slittamento metta in dubbio queste categorie. Si possono leggere queste poesie come se provenissero da una donna che si rivolge al suo amato, ma anche come un dialogo tra le due voci nella stessa mente di una donna.
Ho usato gli enunciati di Wittgenstein in modo libero, non sistematico, alcune volte citando, altre lasciando che suggeriscano a modo loro, alcune volte mantenendo la sintassi ma sostituendo nomi diversi (per esempio, la sua famosa dichiarazione antimetafisica “i problemi più profondi, propriamente non siano problemi” diventa “potevi dimostrarmi che i fiumi più profondi, in realtà, non sono affatto fiumi”). Ci sono anche citazioni da Kafka, come si intuisce dalla frase “avevo preso la Torre di Babele per Noè nella sua Ebbrezza” della prima poesia.
Quello su cui ho lavorato con consapevolezza è soprattutto la chiusura della frase proposizionale. È stata una sfida per me perché nelle mie poesie precedenti avevo lavorato soprattutto verso un’apertura dei confini della frase sia assemblando frasi diverse che usando frammenti. Invece qui ho accettato (la maggior parte delle volte) delle frasi complete e ho provato ad aprirle dall’interno, a sovvertire la grammatica corretta e la forma logica attraverso questi slittamenti semantici.
Inutile dire che l’apertura di strutture chiuse sarebbe da considerare anche come uno schema di pensiero, un modello, che potrebbe essere utile in un contesto sociale. Ma mentre scriviamo, come Cervantes dice nel Don Chisciotte, stiamo lavorando il rovescio di un arazzo predisponendo figure con dei fili colorati senza sapere come apparirà l’immagine sul diritto.
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Nella mia immagine del mondo la parte accidentale cade con la pioggia. Qualche volta, di notte, l’aria diluita. Mi hai detto che le case più povere, giù lungo il fiume, portano ancora il segno dell’inondazione, ma il mondo si divide in fatti simili a vagabondi sorpresi e scompigliati da un vento improvviso. Quando hai smesso di preparare citazioni dai misogini dell’antichità era chiaro che avresti presto dimenticato la mia strada.
The proportion of accident in my picture of the world falls with the rain. Sometimes, at night, diluted air. You told me that the poorer houses down by the river still mark the level of the flood, but the world divides into facts like surprised wanderers disheveled by a sudden wind. When you stopped preparing quotes from the ancient misogynists it was clear that you would soon forget my street.
Rosmarie Waldrop, La riproduzione dei profili, FinisTerrae di Ibis 2021. A cura di Maristella Bonomo.
Rosmarie Waldrop (Germania, 1935), nata Sebald, ha studiato letteratura e musicologia all’Università di Wüzburg e di Freiburg prima di emigrare in America nel 1958. Insieme al marito e poeta Keith Waldrop, nel 1961, ha fondato la rivista letteraria Burning Deck evolutasi nella casa editrice Burning Deck Press, una delle più interessanti realtà editoriali per la poesia e la prosa sperimentale americana. Poetessa, romanziera, saggista, Waldrop ha pubblicato diverse raccolte di poesia tra cui Driven to Abstraction (2010); Curves to the Apple (2006), che raccoglie The Reproduction of Profiles, Lawn of Excluded Middle, Reluctant Gravities; Splitting Image (2005); Blindsight (2003); Love, Like Pronouns (2003). Centrale nella sua poetica è la sua attività di traduttrice. Nel 1970 ha trascorso un anno a Parigi dove ha incontrato e frequentato i poeti d’avanguardia: Claude Royet-Journoud, Anne-Marie Albiach ed Edmond Jabès, di quest’ultimo è diventata la principale traduttrice in America. Per la traduzione di The Book of Questions e The Book of Resemblances di Edmond Jabès ha ricevuto il premio Harold Morton Landon Translation Award. Dal francese ha tradotto Jacques Roubaud ed Emmanuel Hocquard e dal tedesco Friederike Mayröcker, Elke Erb, Oskar Pastior, Paul Celan, Ulf Stolterfoht (per quest’ultimo ricevendo il Pen Award for Poetry in Translation). Sue poesie sono state incluse nelle più importanti antologie di poesia americana contemporanea.