Francesca Marica – due inediti
(Senza più il rischio di un naufragio)
Tenere insieme i pezzi
per come occorre, per come è possibile.
Le mani nella fessura del legno
offrono protezione, le tele dei ragni
disegnano una musica bassa e luminosa,
è lì il teatro.
La legge del fuoco non ammette ignoranza
e se qualcosa rimane è solo un’impronta di realtà.
Il muso degli animali sulla neve
è la traccia di una prima direzione.
Tu segui il bianco, anche quello
delle parole che non so dire,
il silenzio è la nostra forma di obbedienza.
Verrà il tempo in cui gli spettri schiuderanno
le braccia senza sforzo e senza compassione
e noi non ricorderemo neanche un nome.
Saranno gli alberi il nostro aiuto alla memoria
e scorrerà di nuovo l’acqua e scorrerà di nuovo il sale,
dalla mia alla tua schiena, tra le case rosse,
tra le ossa rotte, oltre quel confine senza
più il rischio di un naufragio
(La necessaria manifestazione umana)
Una parola assoluta e incondizionata,
la funzione del paesaggio.
Mai più si dirà senza cercare:
così doveva essere, così doveva andare.
La necessaria manifestazione umana,
una traccia rimossa: il sentiero verso
un dove che si mantiene al sicuro.
Il corpo intero e la schiera dei desideri
tornati. I lividi usciti dalla bocca
hanno messo al riparo i denti,
dicono dove sei stato.
Dormono severi i fantasmi
della frammentazione.
Far combaciare la pelle ai luoghi,
il mio tentativo di aderenza.
L’acqua è un occhio acceso
e lì il corpo si contempla.
Una lepre corre dietro all’uomo
della sera, nascosta è la corda
bianca dell’impiccato.
Qualcosa protegge, esibendo.
Da domani non esisterà più il male