Trasfusioni

“Trasfusioni” di Nicodemo Lancerba

     

Il sangue è la tintura dell’eternità.
da un vago ricordo di Nastasia Slor

Se, come scrive Hölderlin, i poeti sono vasi sacri in cui il vino della vita si serba, allora ogni traduzione non è che una trasfusione, “la più viva” perché assicura il passaggio del vino della vita da un vaso a un altro, “la più profonda”, perché ogni volta risale il tempo, nel tentativo impossibile di attingere una lingua originaria, unica e perfetta, di raggiungerla l’attimo prima che sia dispersa nella pluralità delle lingue nel mito della Torre di Babele.
Tradurre è ritrovare lo straniero che abita dentro ciascuno di noi, lo sconosciuto, l’altro. Tradurre la distanza che ci separa dall’altro è tradurre la distanza che ci separa da noi stessi. È accettare l’esilio nella propria scrittura.
Ogni parola tradotta serba nella memoria il respiro iniziale. Il cammino che ha dovuto compiere per arrivare nell’altra lingua non è scontato. Si aprono abissi. Bisogna attendere il richiamo della lingua prima di compiere il salto necessario. Verso dopo verso. Non dimenticando il silenzio. L’intraducibile, ciò che rende viva ogni traduzione. Non dimenticando che una parola allo specchio non è mai la stessa parola.

Nicodemo Lancerba

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