Fascinazioni

René Daumal

 

[…] Una volta, si chiamava attore un uomo che prestava il proprio corpo a una forza, a un desiderio o a un’idea, cioè, come si diceva per abbreviare, a un dio che viveva per suo mezzo. Egli sapeva chiamare gli dèi, sapeva lasciarli scorrere nel proprio corpo. Attraverso di lui gli dèi conversavano con gli uomini. Danzavano insieme, cantavano insieme, lottavano insieme, talvolta si divoravano tra di loro, talvolta banchettavano, insomma vivevano insieme, gli uomini e gli dèi. L’attore faceva allora un mestiere puro e utile. I nostri “agìti” di oggi traducono: un mestiere puramente utilitario. Loro, sono disinteressati. Sono al servizio dell’Arte: voi sapete che cosa significa. Mentre gli attori prestavano il loro corpo agli dèi, oggi si fabbricano dèi su misura per rivestirne gli agìti. […]


R. Daumal, La Gran Bevuta, Adelphi 2021. A cura di Claudio Rugafiori. Traduzione di Bianca Candian.

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