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Domenico Brancale, Dovunque acqua sia voce, Edizioni degli animali 2022

 

«Il poeta è un fingitore. / Finge così completamente / che arriva a fingere che è dolore / il dolore che davvero sente», questi versi di un grande poeta portoghese, Fernando Pessoa, accompagnano, se pensati etimologicamente, la poesia di Domenico Brancale. Fingere nel senso di dare forma al dolore, plasmarlo, restituirlo a quel crogiolo aurorale della metamorfosi poetica che è la parola; mondare il dolore dal dolore: atomo di eterno. «Viviamo senza sentire sotto i passi la terra».
C’è in Brancale una manifesta consonanza con l’Atemwende celaniano, una nota profonda che accompagna la sua officina poetica (Una svolta del respiro).
Segnate dal fulmine, le sue parole bruciano di sete, hanno nostalgia dell’istante. Ritrovano Phlebas il Fenicio che cammina vagando per i fondali marini, come nella Canzone di Aengus l’errante (The song of wandering Aengus, dilacerante litania metonimica del desiderio)La poesia di Brancale appartiene alla sua terra natale, alla luce divorante del Sud. E risuona enigmaticamente negli acquerelli quasi immateriali di Miquel Barceló, che aggallano nel testo, con inaudita forza tellurica, fratture che ricompongono l’immagine-parola-originaria. Terra e acqua nella loro insondabile coappartenenza. Dovunque acqua sia voce. Come ci ricorda un grande maestro russo, Pavel A. Florenskij: «il divino è soltanto il lato interno dell’acqua; l’acqua la visibilità esterna del divino».

Dalla quarta di copertina

 

Ogni parola porta con sé delle altre – le parti del discorso. Questo incessante bisogno della frase. Chiedere al verbo di sorreggere un soggetto per amore di un’azione. Dicono che la frase senza verbo sia priva di senso. Qualcuno ha scritto: di te la luce abissale.

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Figura del destino è il mare. A mano a mano che ci si allontana dalla riva emerge la paura. Lentamente il corpo si scioglie nell’acqua. Onda dopo onda, entriamo nella forma vegetale. Prendiamo la pelle delle alghe. Sono tanti i sinonimi per descrivere questa situazione: avvicendamento, rinnovamento, muta, sovvertimento. Chi si raggiunge è irraggiungibile.

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Non c’è stata che lei nella mia vita, la Voce. Non averla mai ascoltata. Averla soltanto  parlata.

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Ognuno vive dentro una gabbia, prigioniero dei suoi mali. Col passare del tempo può restringersi o allargarsi. Una sera che non avevo alcuna idea, ho messo la gabbia dentro di me. Sono diventato la sua prigione. E me ne sono andato a vivere lontano dalla coscienza.

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Per un analfabeta la parola nasce sempre la prima volta. Solo spogliando il nostro sapere dal sapere di sapere, da tutte quelle convinzioni che lo rendono morto. Ponendo l’orecchio di nuovo sul suono, sulla voce, sulla musica, su una parola non ancora sterilizzata, fino al silenzio. Bisognerebbe accostarsi alla parola come un neonato al capezzolo della madre. E succhiare, succhiare fino al midollo osseo della vita.

 

D. Brancale, Dovunque acqua sia voce, Edizioni degli animali 2022. Acquerelli di Miquel Barceló.

Domenico Brancale, (1976 Sant’Arcangelo, in Basilicata), vive e lavora tra Bologna e Venezia. Ha pubblicato: L’ossario del sole (2007), Controre (2013), Incerti umani (2013), Per diverse ragioni (2017) e Scannaciucce (2019). Ha curato il libro Cristina Campo, in immagini e parole e tradotto Cioran, Giorno, Royet-Journoud, Scelsi, Artaud, È uno dei curatori della collana di poesia straniera Le Meteore per Ibis e Prova d’Artista per la Galerie Bordas. Il suo lavoro sulla voce e sullo spazio ha prodotto le performance: Questa deposizione rischiara la tua assenza (Galleria Gasparelli, Fano 2009); Nei miei polmoni c’è l’attesa (Ahmet Hamdi Tanpinar Library, Istanbul); Incerti umani (Festival Città delle 100 scale, Potenza, 2013); Se bastasse l’oblio (MAC Lissone, 2014); Langue brûlé (Palais de Tokyo, Paris 2014); Scannaciucce – una lode dell’Asino (Matera, 2019); Non dire a sordo (Galleria de’ Foscherari, 2022).

Miquel Barceló, (1957 Felanitx, Maiorca), vive e lavora tra Parigi e Maiorca. Partecipa alla Biennale di San Paolo nel 1981 e a Documenta 7 di Kassel nel 1982. Rappresenta la Spagna nel 2009 alla 53esima Biennale di Venezia. Le sue opere sono state esposte: al Centre Pompidou di Parigi (1996); Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía di Madrid (1999); Musée du Louvre di Parigi dove presenta più di 300 disegni per illustrare la Divina Commedia (2004); MASI di Lugano (2006); Irish Museum of Modern Art di Dublino (2008); CAC Málaga (2008); Bibliothèque Nationale de France di Parigi (2016); Musée Picasso di Parigi (2016). Tra le sue opere pubbliche: la cappella di San Pietro della cattedrale di Palma di Maiorca (2001-06) e la sala del Consiglio dei diritti umani nella sede delle Nazioni Unite di Ginevra (2008).

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