Libri

Antonio Moresco, Diario del caos, Wojtek 2022

 

Diario del caos: la genesi di un capolavoro. Di Jacopo Zonca. 

La materia che si nasconde dietro la realizzazione di un’opera è da sempre fonte di grande interesse e curiosità da parte di ogni lettore.
Come sono nate quelle pagine? Sono solamente il frutto di un’intuizione folgorante e di un talento sconfinato, oppure prodotto di una ferrea disciplina praticata giorno dopo giorno davanti al foglio?

La capacità di identificare l’anima dell’epoca in cui vive è per uno scrittore una caratteristica fondamentale, ma Antonio Moresco riesce a fare di più. Oltre a carpire lo spirito del suo tempo, riesce a metabolizzarlo, smontarlo e ricostruirlo guardando al futuro, all’immortalità dell’opera, all’abbattimento dei confini commerciali che troppo spesso governano l’industria culturale.
Wojtek edizioni, giovanissima e arrembante casa editrice nata a Napoli nel 2017, è orgogliosa di consegnare ai lettori italiani un diario di lavoro che raccoglie gli appunti, le idee e le riflessioni che hanno portato Antonio Moresco a scrivere uno dei romanzi più importanti, folli e straripanti apparsi nella letteratura italiana negli ultimi trent’anni.

Era il 2001, il mondo aveva da poco salutato il Novecento e negli scaffali delle librerie approdava la prima parte di “Canti del caos”, da molti considerata l’opera più ambiziosa del leggendario scrittore italiano.
Dopo “Gli esordi”, lungo romanzo di formazione e primo capitolo della trilogia “Giochi dell’eternità”, Moresco immerge le mani in un magma incandescente per trasporlo sulla carta, fa esplodere la sua furia inventiva catalizzando le violenze, le contraddizioni e le tendenze di una modernità sempre più incontrollabile e allo sbando.
Canti del caos” muove la sua struttura rutilante seguendo alcune tematiche cardine: l’amore/odio nei confronti del mezzo letterario e delle dinamiche a senso unico che ne regolano la diffusione, la sessualità mercificata e orientata a scopi criminali, la tecnologia che lentamente fagocita la realtà per poi sostituirla, la pubblicità sempre più violenta ed esorbitante che ingloba ogni cosa rendendola prodotto vendibile, e infine, le sperimentazioni biologiche supportate dal capitalismo più vorace e abbietto.
In questo labirinto, Moresco corre veloce, si spinge all’estremo, riprende fiato e spicca il volo, atterrando a piedi pari sopra i confini tracciati dalla letteratura per poi superarli con un balzo. Alterna momenti di brutale violenza a squarci di stupefacente tenerezza. Si spinge sempre più in là, riscrivendo nuove regole di stile che vedono l’apice nell’ultima parte del romanzo: una sezione composta quasi interamente da periodi in cui si intrecciano passato, presente e futuro in ogni frase, travolgendo e polverizzando la linea di demarcazione che all’interno del racconto separa la vita dalla morte e spalancando così i cancelli a quello che sarà “Gli increati”, l’ultimo libro della trilogia che lo ha fatto conoscere al grande pubblico.

Quella che in apparenza può sembrare una scrittura prodotta dal puro e semplice istinto e da una cristallina genialità, è in realtà un distillato di idee covate per anni, il frutto di sogni tormentati e soprattutto, di una disciplina militaresca che l’autore ha seguito da quando era sconosciuto e assolutamente inedito.
Il libro pubblicato da Wojtek è una mappa che consente di vedere e apprezzare le sfumature di un capolavoro, un concentrato di note e osservazioni sulla letteratura e sul mondo che hanno impastato la calce utilizzata da Moresco durante la costruzione del suo gigantesco monumento letterario.
Attraverso le pagine del diario, che sono solo una parte di un gran quantitativo di materiale ormai andato perduto, scopriamo i desideri dell’autore, i suoi timori, la voglia di mettersi in gioco e soprattutto prendersi gioco di un’idea monolitica di arte, oltre a conoscere la sua incessante voglia di sfondare (riuscendoci magistralmente) le barriere dei generi mescolando horror, thriller d’azione, fantascienza e distopia, perché le divisioni servono alla vendita, a orientare il lettore tra gli scaffali della libreria, non a identificare la letteratura alta da quella cosiddetta bassa.

Per certi versi, “Diario del caos” può essere identificato come costola di “Lettere a nessuno” uno dei saggi più belli di Moresco, un libro-confessione in cui affiorano tutti i sogni, le sofferenze e le difficoltà di uno scrittore che prima di essere artista è, autenticamente uomo. Qualcuno che si scontra con la realtà dura e tagliente della grigia vita comune al di fuori dei regni tiranneggiati da potenti uomini di cultura.

Lettere a nessuno” non è solo un libro di pensieri scritto da un militante politico deluso (anche se sarebbe molto utile leggere e concentrarsi su quei passaggi per capire lo spirito degli anni Settanta) non è solamente un trattato di denuncia nei confronti di circuiti e clan letterari governati da regole meschine stabilite in salotti fortificati.
Lettere a nessuno” è soprattutto un diario di lavoro in cui, nell’ultimo segmento, appaiono risvolti, difficoltà e soprattutto prevedibili incomprensioni da parte di molto critici che hanno sminuito il valore di “Canti del caos” etichettandolo violentemente come il delirio di uno scrittore pornografico e provocatore.
Emergono anche i non facili risvolti commerciali del romanzo: la prima parte infatti è uscita con Feltrinelli provocando diversi attriti tra Moresco e la grande casa editrice, frizioni che hanno portato l’autore a firmare un contratto con Rizzoli per vedere stampata la seconda parte nel 2003. Si dovrà attendere fino al 2009 per leggere “Canti del caos” nella sua versione completa e definitiva edita da Mondadori e oggi disponibile in formato economico.

Questo romanzo-universo che solo vent’anni fa sembrava difficile ed eccessivamente provocatorio, agli occhi dei lettori di oggi, soprattutto i più giovani, può risultare estremamente comprensibile. “Canti del caos” è uscito all’inizio del millennio, l’anno in cui la supremazia occidentale è stata spazzata via dall’undici settembre, una data che ha fatto precipitare il mondo in un’altra dimensione, in quel caos che probabilmente c’è sempre stato, ma che dalle macerie delle torri di New York ha originato strutture nuove e incomprensibili che solo i grandi maestri come Antonio Moresco possono descrivere attraverso il loro canto.

Scrivere pensando al futuro. Questa è una delle idee che stanno alla base del lavoro di Moresco e che trasuda dalle pagine di un libro imperdibile come “Diario del caos”.

A. Moresco, Diario del caos, Wojtek 2022.

Antonio Moresco. Scrittore italiano. È autore di opere narrative, teatrali e di saggistica. Ha pubblicato a 46 anni la sua prima raccolta di racconti, Clandestinità (Bollati Boringhieri 1993). Da allora sono numerosissime le opere pubblicate con i più diversi editori, tra cui La cipolla (Bollati Boringhieri, 1995), Lettere a nessuno (Bollati Boringhieri 1997), Gli esordi (Feltrinelli, 1998), Lo sbrego (Holden Maps – Rizzoli, 2005), Scritti di viaggio, di combattimento e di sogno (Fanucci, 2005), Zio Demostene. Vita di randagi (Effigie, 2005), Merda e Luce (Effigie, 2007) e Canti del caos (Feltrinelli, Rizzoli e Mondadori). Per Mondadori sono inoltre apparsi Gli incendiati (2010), La lucina (2013), Fiaba d’amore (2014), Gli increati (2015), La mia città (Nottetempo 2018), Il grido (SEM 2018), Canto d’arco (SEM 2019). Nel novembre del 2001 ha organizzato con Dario Voltolini un incontro-confronto tra scrittori e intellettuali dal titolo Scrivere sul fronte occidentale. Sempre con Voltolini ha poi curato l’antologia omonima che da quell’incontro è scaturita (Feltrinelli, 2002). Nel 2003 è stato tra i fondatori del blog collettivo Nazione Indiana (sua è l’idea del nome), da cui è uscito con altri membri nel 2005 per fondare la rivista telematica e cartacea «Il primo amore».

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