Man Ray
L’epoca della luce
Nella nostra epoca, come in tutte le epoche in cui il problema della perpetuazione di una razza o di una classe e la distruzione dei suoi nemici costituisce il motivo dominante della società civilizzata, sembra irrilevante e futile creare ancora opere la cui unica fonte di ispirazione siano le emozioni e i desideri individuali dell’uomo. Si direbbe che vi sia la tendenza a consentire che si ritorni a occupazioni idilliache solo dopo aver risolto i più vitali problemi dell’esistenza. Sappiamo inoltre che l’incapacità di una razza o di una classe di migliorare se stessa è pari alla sua incapacità di imparare qualcosa dagli errori commessi in passato. Ogni progresso è il frutto di un intenso desiderio individuale di migliorare il presente, di una profonda consapevolezza delle proprie insufficienze materiali. In questo stato di esaltazione s’impone un atto concreto che assume la forma, in un modo o nell’altro, di una rivoluzione. Di conseguenza la razza e la classe, al pari degli stili in campo artistico, diventano irrilevanti, mentre l’emozione del singolo essere umano si fa universale. Cosa può esistere, infatti, di più accomunante fra gli esseri umani della scoperta di un desiderio comune? E cosa può ispirare maggiormente all’azione se non la fiducia che nasce dall’espressione lirica di un tale desiderio? A partire dal primo gesto di un bambino che indica un oggetto e semplicemente lo nomina, ma con tutto un mondo di significati sottintesi, fino alla mente evoluta che crea un’immagine la cui singolarità e la cui realtà ci toccano nel nostro inconscio più profondo, la consapevolezza del desiderio è il primo passo verso la partecipazione e l’esperienza.
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Uno sforzo imposto dal desiderio deve anche possedere un’energia automatica o inconscia che ne favorisca la realizzazione. Le nostre riserve di tale energia sono illimitate se le sfruttiamo senza alcun senso di vergogna o di possesso. Al pari dello scienziato, che è solo un prestigiatore che manipola i molteplici fenomeni della natura e trae profitto da qualsiasi cosiddetto caso o legge, il creatore che opera con i valori umani consente alle forze dell’inconscio di filtrare attraverso se stesso, tinte della propria selettività, che è il desiderio umano universale, e porta alla luce motivi e istinti a lungo repressi, che dovrebbero formare la base di una confidente fraternità. L’intensità di questo messaggio può esser turbata solo in misura proporzionale alla libertà che è stata concessa all’automatismo o all’inconscio stesso. La rimozione di modi di presentarsi inculcati, da cui nasce un’artificiosità o una stranezza apparente, è una conferma del libero funzionamento di questo automatismo, e deve considerarsi benefica.
Ogni giorno si fanno aperte confidenze, e all’occhio non resta che imparare a registrarle senza restrizioni o pregiudizi.
M. Ray, Sulla fotografia, Abscondita 2006. A cura di Janus. Traduzione di Maurizio Vitta.