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Joë Bousquet, Poèmes épars Poesie sparse, Pazzini Stampatore Editore 2021

 

Joë Bousquet ha pubblicato in vita, nel 1945, un solo volume di poesie: La Connaissance du soir (edizione aumentata nel 1947). Il titolo Poèmes épars / Poesie sparse non è suo. Nella raccolta sono stati riuniti i componimenti disseminati in varie riviste e nella monumentale corrispondenza amorosa del poeta, o rimasti assolutamente inediti, o pubblicati postumi nei suoi scritti. Non sono compresi nella Connaissance du soir, tranne otto, in parte inclusi nella sezione “Mon frère l’ombre / Fratello ombra”, di cui si danno, in questa spigolatura, le versioni edite precedentemente alla Connaissance du soir e che presentano varianti rispetto a quella edizione. L’architettura che assume questa antologia scandisce, attraverso l’eterogeneità delle sezioni che la compongono, le diverse fasi intrecciate del cammino poetico di Bousquet, senza tuttavia poterle delineare stilisticamente con precisione cronologica.

Dall’Introduzione di Adriano Marchetti 

  

SOPRAVVIVERE

Sopravvivi al giorno, questa è un’ora
in cui la lampada è colma di fiori
– se sono le mie pene che amore
piange, è di me che muoio allora

I bei giorni sono morti sotto l’ingombro
dei fardelli caduti dalle nostre mani
– La vita ha vissuto. L’uomo è l’ombra
di colui che sarà domani

I canti la cui fine si è perduta
parlando del vento in sonno còlto
nell’anima dove la notte è venuta
hanno portato il tempo come un morto

Ma il cuore ove la notte si sveglia
vede, superstite dei giorni, un cielo nero
la cui pena è la sorella vermiglia
e l’oblio di te lo specchio vero 

  

A ISEL*

La morte, occhi immensi per amare
due rose che ho nel sangue
ove pare sempre sparire il mare
L’arsura dentro che di fuoco langue,
dove l’infanzia mi scaccia danzando
da un corpo che bagnò senza di me
Il cuore pone al mio posto il mondo
Io divento la notte che lo scorge.

* Questi versi sono scritti sul retro di una tela di René Magritte, Schéhérazade, che Bousquet aveva offerto a questa giovane ragazza nel 1948. Il guazzo su carta è stato per la prima volta riprodotto nell’opera di Pierre Cabanne: La Chambre de Joë Bousquet. Enquête et écrits sur une collection (André Dimanche, Marseille 2005, p. 129).

 

J. Bousquet, Poèmes épars  Poesie sparse, Pazzini Stampatore Editore 2021. Introduzione e traduzione italiana con testo a fronte a cura di Adriano Marchetti.

Joë Bousquet (Narbonne1897- Carcassonne 1950) è uno dei più singolari scrittori del Novecento francese. Dopo una adolescenza indisciplinata e turbolenta raggiunge volontario il fronte rendendosi disponibile alle imprese più pericolose. Il 27 maggio 1918 a Vailly, alcuni mesi prima dell’armistizio, colpito da un proiettile che gli spezza la spina dorsale, entra come un morto nella giovinezza. Vive definitivamente coricato. Confinato in un ala del palazzo di Carcassonne al 53 della RUE VERDUN, nello stato di separazione simile a quello del rito cataro vissuto secondo le regole dell’amore cortese, accoglie la sua vocazione poetica. Ha lasciato una immensa distesa di pagine diaristiche, racconti, riflessioni e pensieri in forma aforistica, abbozzi di romanzi, poesie – un’opera perlopiù postuma e incommensurabile tanto è dispersa e in parte ancora inedita.

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