Fascinazioni

Aimone Balbo, Michele Ranchetti

Due esperienze poetiche di rara intensità e di mirabile compiutezza espressiva, singolarmente e felicemente remote dal frastuono dell’attualità e delle mode letterarie, convivono per scelta non di comodo né di tendenza – semmai di amicizia, di affinità umana – nelle pagine di questo «doppio libro». Ciascuna nella lucente, impenetrabile sfera della propria specificità, la pronuncia di Balbo e quella di Ranchetti riflettono entrambe una concezione non ludica o strumentale, ma autenticamente e profondamente conoscitiva, del gesto poetico, con risultati fra loro assai diversi, e tuttavia misteriosamente consonanti, di luminosa e densa gravità, di una solennità sonora capace di trasformare il pensiero in musica, e viceversa, senza mai correre i rischi, opposti e complementari, della musicalità e del concettismo, e senza che una sola goccia di senso o d’energia vada dispersa nel corso di questa alchimia silenziosa e implacabile.

*

Aimone Balbo
Dentro le mura spagnole

6.

nessuna tregua,
una mano sollevata
un rumore raccolto
l’emozione uguale
dell’acqua che riflette l’attesa:
parole fra le mani, per cercare di dire,
se non escono è come morire,
una porta dalla soglia infinita:
immagini dure,
una pietra,
una strada,
un compagno perduto
poi la luce,
poi l’ombra e il silenzio
improvvisi:
è come guardare gli amici fuggire in avanti
ripensare alla strada smarrita
piegare il ginocchio e non poter seguire
alzare il pugno o allargare le dita
per speranze vere o per guarire:
poi di là, da una stanza, qualcuno che ride,
una mattinata più chiara di ieri

*

Michele Ranchetti
La mente musicale

32.

Nessun altro è vivo, nel silenzio,
che non è attesa, il moto
di due animali insieme:
a questa vista io tremo e mi spaventa
il me stesso che osservo.
Presto la mano a cingerti e la bocca
a parlarti:
chi mi toglie la tua figura
che ora si trattiene
con me con quanto io vivo, viene
per rimanere, e a me davanti
contraddice a me stesso?
Nuovamente riprende in me la voglia
di rivedermi come ero e di restare
infantile a guardarti e ciò che sono
divenuto me adulto è una certezza
che anch’essa contraddice al presente: sono
qual ero immobile fanciullo entro la mente
confusa a immaginare di colpire la vita
come un nemico e forte di una intera
disperazione delle cose da vivere, dei sensi
da possedere, nella sola attesa
di confermare con la mia presenza
il senso della morte.


A. Balbo, M. Ranchetti, Poesie, Lampugnani Nigri Editore, Milano 1981.

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