Fascinazioni

Francis Ponge

DICHIARAZIONE, CONDIZIONE
E DESTINO DELL’ARTISTA

Les Fleurys, 14 aprile 1950.

   Novum organum.
   I. Considerare l’artista come un ricercatore (desideroso, accanito, affascinato) che a volte trova, un lavoratore disinteressato.
  (Da qui, l’estetica dell’avanzare a tentoni, delle ripetizioni ecc. (Quaderno della pineta). Trascendere il magma analogico e la stessa allegoria. Arrivare alla formula chiara. Senza troppe ripetizioni, senza troppe spiegazioni.) Virtù della ricerca autentica data come tale.
   Che a volte trova, ma non si interessa di quello che trova in quanto tale: continua a cercare.
   Uomo di laboratorio: il laboratorio dell’espressione. A partire I° dalla materia bruta, dalle emozioni che offre, dal desiderio che ispira 2° dal suo proprio mezzo espressivo.
   È un uomo (è intero) come gli altri.
   Non cerca nemmeno di essere testimone: già lo è.
   Educa il proprio mezzo espressivo.
Di fronte al mondo (a proposito delle emozioni che ne riceve) esprime ciò che più gli è particolare. Rispetta la prima impressione: quello che riceve dagli oggetti del mondo. È questo che deve contare più di tutto: non si vergogna di nient’altro. È lì per esprimere la natura muta (il mistero, il segreto, al pari dello scienziato).

  Nuova concezione dell’artista, come di uno che deve fornire armi, proverbi (proverbi del gratuito, dell’eterno). (Espressione di Blin a proposito di Artaud: armi folgoranti.)

   II. Questa idea dell’artista è nuova.
 Deriva dal progresso delle scienze (dalla teoria della relatività), dalla funzionarizzazione (Kafka), dalle nuove rivoluzioni sociali (dal comunismo, dalla tecnocrazia), dalle nuove scoperte etnologiche (dalle culture negre, primitive),
  – dal nuovo mito dell’uomo: dalla nozione di relatività umana (il surrealismo, il marxismo, il freudismo). L’uomo è un animale come gli altri. La sua funzione propria
   – dalla morte di Dio.
   L’artista riassume la scienza, la abolisce, fa risorgere la vita, esprime il mondo totale.
  Rallegra, ricrea l’uomo. Effetto delle catastrofi e dei capovolgimenti: le guerre, le atrocità, la nuova barbarie.

*

Il nuovo umanesimo:
   Filosofia delle filosofie.
   Psicologia dell’arte.
   I Musei. Il gusto dell’antico.
   L’abumanesimo dell’artista.

*

   Non può che essere rivoluzionario,
   e d’altra parte non può che conservare i valori.

  Deve trascendere i partiti filosofici e religiosi (Rabelais, Montaigne, intorno al 1530-1550: non protestanti, non demoralizzati dai disordini: sorridono oppure ridono).

   Una sola soluzione: esprimere la natura muta
                                                                                      marcando il proprio

mezzo espressivo, trattandolo senza vergogna (per far questo bisogna avere le risorse).
   Un certo rimbambirsi: ritrovare l’ingenuità
             ripartire dal balbettamento, dallo zero.

*

Trascendere classicismo e romanticismo attraverso il primato dato alla materia, all’oggetto, alle inaudite qualità che ne vengono fuori;
   quello che Braque chiama il fortuito (o il fatale?); attraverso questo terzo termine: l’oggetto. 

*

  Quello che noi reclamiamo per lui, per questo operaio, per questo ricercatore: un nuovo Collège de France (ricordarsi i motivi per cui Francesco I l’aveva creato: laicizzazione della «ricerca»). 

 

 


F. Ponge, Nioque de l’avant-printemps ovvero Cognizione del periodo che annuncia la primavera, a cura di Michele Zaffarano. Introduzione di Jean-Marie Gleize. Benway Series, 2013.


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