Martin Rueff, Verticale ponte (I poeti sconfinati), Modo Infoshop 2021
XX.
Dalle pareti vicine sento arrivare
vite divise condivise e parole
e parolacce ancora e silenzi
chiusi come altre pareti
e poi sopra singhiozzi come tonfi
musiche, poco, a volta d’un cane
il notturno ticchettio.
Sulla mia scrivania ancora
litigano foglie e rami.
Ti scrivo nel periodo
dell’approssimazione per difetto.
XXVIII.
Guarda gli alberi, la democrazia degli alberi,
guarda e sorridi ai verdi innominabili
sanno loro che dopo tanti anni l’amicizia
vuol dire che non c’è ritratto che non sia di gruppo
e che il resto bisogna chiederlo alla brezza
ondeggiante
al di là del quadro.
Questi versi sono nati da una discussione con mia figlia Lia, nove anni, quaranta a suo dire, che fece spallucce leggendo sui giornali alcune poesie scritte da professionisti all’inizio della pandemia. Dichiarò il suo disappunto in termini assai precisi, per non dire presi da Mallarmé, quando condannava la gazette: «Ma a cosa serve ripetere malamente il notiziario?».
Per me è stata una sfida intima rispondere per le rime. Poi è diventato un gioco serio.
Dalla quarta di copertina
M. Rueff, Verticale ponte (I poeti sconfinati), Modo Infoshop 2021. Postfazione di Guido Mazzoni.
Tutte le copie del libro sono numerate e sono state stampate (tagliate, cucite, incollate a mano) nel laboratorio di Modo Infoshop, in via Mascarella 24/4, a Bologna.
Poeta, filosofo e traduttore, Martin Rueff insegna all’Università di Ginevra. Co-redattore dell’importante rivista Po&sie, è autore di vari saggi e libri di versi pubblicati in Francia fra i quali, Icare crie dans un ciel de craie (2008 e 2010) e La Jonction (Caen, Nous, 2019). Verticale ponte (I poeti sconfinati) è la sua prima raccolta di poesie in italiano.