Porosità del testo, di Antonio Devicienti
Muovo dal materialissimo pensare il testo in termini letteralmente e puramente tipografici: una tessitura di caratteri alfabetici e dello spazio bianco (di dimensioni variabili) tra carattere e carattere, tra parola e parola, senza trascurare gli a capo, gli spazi necessari a distinguere i paragrafi, i rientri.
Porosità del visibile del testo, della tessitura, appunto, che si dà alla lettura e che è, anche, il farsi visibile del silenzio (per quanto spesso impercettibile) che rende possibile l’articolarsi dei suoni non importa se pronunciati mentalmente o ad alta voce.
Porosità del testo che perfettamente corrisponde alla porosità del reale, dialettica tra pieni e vuoti, intermittenze di segno e della sua assenza, di suono e di silenzio.
Porosità che consente la lettura, profilarsi di anfratti, curvature, seni, rientri ed estroflessioni, tipografico paesaggio che ospita il senso e il concetto, il dispiegarsi del dis-corso (andare di voce e di pensiero, procedere di argomentazioni e di sintassi, legittimità del tornare indietro, rileggere, soffermarsi, indugiare, compiere salti).