Salvatore Toma
A Leopardi
che ha liberato
l’Italia
più di Garibaldi
(QUAD. XVI, 17)
La colpa
non è di nessuno
ma proprio
di nessuno,
la colpa è
della stessa poesia
che io amo
fino alla vita
e ormai fino alla morte.
(Quad. XV, 16)
*
Il mare ardesia della notte
scoperto da un faro
desolato sulla scogliera
non spaventava
la nostra civiltà lunare,
la tua vecchia civetta
dal volo impacciato.
Era il suo nido posto
accanto a un muro diroccato
corroso dalle onde
dai mille odori e misteri
del mare.
Eri giù di tono
perché io non la volevo in casa
non volevo coi bambini
la radio e l’amore
imporle un modo di vita
falsofamiliare.
Non la volevo
senza i suoi occhi gialli
la volevo integrale selvaggia
regina della notte fino in fondo.
*
Ad ogni alba
mi aspetto indemoniato
una eterna eclisse di sole
vorrei che il giorno
fosse penombra crepuscolo
cecità quasi assoluta.
Progresso!
corriamo avanti alla rovescia
ingigantendo la semplicità.
Ma la semplicità
è quella di sempre
è nata già progredita
semplificarla di più
significa rinunciare alla vita.
S. Toma, Canzoniere della morte, Einaudi 1999. A cura di Maria Corti.